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Posts written by Janosh Sovngarde

view post Posted: 25/5/2014, 18:04 Il Cavaliere illuminato dalla Luna - La Casetta di Tom Bombadil
Nome: Darien Alderon
Classe: Bardo 6 / Discepolo del Drago (Blu) 10 / Campione di Torm 24
Razza: Umano rohirrim
Allineamento: Neutrale Buono
Provenienza: Estfalda (Rohan)
Aspetto fisico e caratteristiche particolari: l'aspetto è tipicamente rohirrim, con capelli biondi di media lunghezza, barba e occhi di un blu profondo. Dotato di una struttura fisica a dir poco impressionante (sia per altezza che per massa muscolare), è però carismatico e di bell'aspetto e possiede il carattere di chi, nonostante tutto, non ha mai smesso di sognare. Una cicatrice, simile a un fendente di spada, gli taglia diagonalmente la fronte e lo zigomo sinistro.



"Magia, stregoneria. Prima ancora della sua repentina diffusione nella Terra di Mezzo, essa aveva già segnato la mia vita.

Ero ancora un ragazzino, quando il Male si abbattè sulle verdi terre di Rohan. Gli orchi di Saruman, le prime razzie dei nostri villaggi... ricordo ancora l'Estfalda in fiamme e la fuga precipitosa a cavallo.
<<proteggi tua sorella, Darien. Fuggite!>> furono le ultime parole di mia madre prima di venire uccisa. Avrei voluto smontare da cavallo, impugnare l'ascia da boscaiolo di mio padre e cercare di salvarla, ma cosa avrebbe potuto fare un bambino di dieci anni contro un plotone di orchi, per giunta con una bambina di due anni fra le braccia?
Poi la fuga disperata verso Edoras e l'adunata al fosso di Helm per l'ultima disperata resistenza. Bambini, anziani, uomini che la guerra l'avevano solo sentita nominare nelle grandi cronache del passato: tutti lì, vestiti di cotte di maglia ed equipaggiati con armamenti di fortuna ad attendere il proprio appuntamento con il destino. Fu lì che incontrai finalmente mio padre, vigoroso boscaiolo fin quando non venne chiamato a servire il regno come soldato. Il pensiero di poter rischiare di vedere il proprio bambino morire in battaglia lo atterriva, ma la sua fierezza non lo tradì neppure in quel momento. Giurammo di vendicare mia madre e di tornare a riprendere mia sorella, una volta conclusa la battaglia.
Ma i poteri che si erano scatenati su di noi erano troppo violenti e imprevedibili perchè tutto potesse giungere a un lieto fine. Nel cuore della battaglia, io e mio padre combattevamo fianco a fianco sulle mura parandoci le spalle a vicenda, temprati dal Riso di Tulkas nella santità della nostra solenne promessa, mentre abbattevamo una dopo l'altra le scale degli orchi. Vidi in lontananza una di quelle creature ripugnanti correre con una torcia, venire colpito dagli arcieri e ciononostante riuscire a tuffarsi nel canale di scolo. Poi, il mondo andò in frantumi. Sentii il calore invadere il mio corpo mentre pezzi di roccia mi fischiavano intorno, vidi mio padre travolto dall'esplosione. Poi, più nulla.

Era finita. La magia dello Stregone ci aveva sconfitti ed io, ancora bambino, avevo perso la mia intera famiglia nel modo più crudele possibile. Poi mi venne in mente Elisa, mia sorella. Non avevo perso tutta la mia famiglia, la morte non era un lusso che in quel momento mi potevo concedere. Mi costrinsi a sopravvivere. Aprii gli occhi e trovai una strana figura barbuta ad osservarmi, vagamente sorpresa del fatto che fossi riuscito a sopravvivere all'esplosione di fuoco e roccia. Era un nano, mi avevano spiegato, il suo nome era Gimli. Mi rimise in piedi e mi porse l'ascia di mio padre senza dire una parola, poi caricò gli orchi con un furore che non avevo mai visto e la cui visione mi ispirò per anni a venire. La disperazione avrebbe atteso, ora più che mai era giunto il momento della vendetta.
In qualche modo sopravvivemmo a quella terribile notte e poi alla guerra. Ma ero solo e con la responsabilità di Elisa sulle mie spalle. Rimanemmo al fosso di Helm, potendo contare solo sulla bontà di chi poteva offrire un giaciglio e un pezzo di pane a due bambini, e così trascorsero i giorni fino alla fine della guerra, senza mai dimenticare nè i torti dello Stregone nè l'eroismo del nano barbuto.

Poi venne il giorno in cui i nani vennero ad Aglarond e grande fu la mia gioia quando riuscii non solo a trovare una famiglia che potesse occuparsi di Elisa e darle una vita migliore di quanto potessi offrirle al momento, ma anche ad essere accolto sotto l'ala protettrice dei nani. Fu sotto la guida di Farin, sacerdote di Mahal (Aulë), che cominciai il mio addestramento. Scelsi l'ascia nanica come mia arma, un omaggio tanto alle mie origini quanto ai miei nuovi mentori.
Sognavo di diventare un guerriero, un protettore degli oppressi e di quanti avevano condiviso il mio dolore. Ma Farin, buon vecchio Farin, aveva forse visto qualcosa in me, ed aveva altri piani. Parallelamente al mio addestramento, cominciai a studiare. Ed ero bravo, sorprendentemente bravo per un umile figlio di taglialegna!
Passarono gli anni, visitavo molto spesso Elisa e i miei studi spaziavano dalla tattica militare alle antiche canzoni di tempi ormai perduti. Persino libri di magia, malgrado non fosse il mio campo di applicazione desideravo conoscere il più possibile quello che per certi versi consideravo "il mio nemico": del resto, anche un guerriero deve potersi difendere da una forma tanto "vigliacca" di attacco, per quanto possibile. Libro dopo libro, la mia voglia di conoscere il mondo aumentava. Sognavo di librarmi nel cielo notturno come Vingilot, attraversare i verdi campi dell'Estfalda con la velocità del pensiero e volare sempre più in alto, fino a toccare le stelle con un dito. La notte spesso sgattaiolavo fuori dal letto per osservarle e cantavo al chiaro di luna fin quando le prime luci dell'alba non mi ricordavano di essermi per l'ennesima volta addormentato all'aperto. Fu così che offrii la mia ascia e il mio cuore alla Regina delle Stelle. Farin era alquanto incuriosito dai miei sogni e questa mia attrazione nei confronti del cielo notturno ma, quali che fossero i suoi pensieri, li tenne per sè.

Una volta completato il mio addestramento, decisi che mi sarei preso un periodo decisamente più lungo del solito da passare insieme ad Elisa, a Dunclivo. Lungo la strada, io e Farin capitammo una sera nei pressi di un villaggio attaccato dai dunlandiani. Gli abitanti erano pochi e disorganizzati, avrebbero senz'altro avuto la peggio se non fosse stato per il nostro intervento. Fu non appena eliminato l'ultimo predone che sentii un grido proveniente da un granaio in fiamme: dal piano più alto una bambina chiamava disperatamente aiuto. Per un attimo credetti di avere le allucinazioni, pensando ci fosse Elisa affacciata a quella finestra. Preso dalla foga, sfondai la porta dell'edificio in fiamme e mi precipitai dentro prima che Farin potesse avere il tempo di proteggermi con un qualsivoglia incantesimo, passai fra le travi in fiamme cercando di ignorare il dolore. Ma non vi era nessun dolore, il calore sembrava non avere il minimo effetto sulla mia pelle. Fu così che la bambina venne portata in salvo e io me la cavai con solamente la camicia bruciata.
Farin stentava quasi a crederci, venne di corsa a soccorrermi e controllare eventuali bruciature che inspiegabilmente non presentavo. Gli chiesi se fosse merito suo, ma mi rispose sconcertato di no. Il mistero fu svelato quando mi tolsi quei pochi brandelli che rimanevano della mia camicia, quando il nano soffocò per poco un urlo. <<mahal ci aiuti!>> disse alla vista di due striature azzurre presenti sulle mie scapole che, a un esame più accurato, si rivelarono formate da piccole squame color zaffiro.
Non riuscivo a capire il motivo di tanta preoccupazione, Farin mi aveva sempre colpito per la sua imperturbabilità. Mi disse che dovevo partire immediatamente, raggiungere il Verdecammino e viaggiare a nord verso Brea. Da lì mi sarei poi dovuto dirigere ad est, alla ricerca di Re Elrond di Gran Burrone. Non mi sapeva dire con certezza cosa quelle squame comparse improvvisamente potessero significare, ma mi consigliò di tenere la loro esistenza un segreto. Mi disse che Elrond il Mezzelfo era l'unico a potermi dare risposte certe e che prima le avessi ricevute, meglio sarebbe stato per tutti. Tentai di fare delle domande, di capire i motivi dell'agitazione, il nano si ricompose quel tanto che basta per rivelarmi che le sue erano solo supposizioni, ma non credeva che i miei sogni ricorrenti e la mia miracolosa sopravvivenza al Fosso di Helm e al granaio fossero eventi casuali e slegati fra loro. Ma solo un maestro del sapere del calibro di Elrond avrebbe saputo fare chiarezza.
Fu così che, senza nemmeno aver potuto rivedere Elisa, mi feci carico del mio bagaglio e mi congedai dal mio mentore. Mi impartì le sue benedizioni e, dopo tutte le raccomandazioni di prudenza del caso, promise che ci saremmo rivisti ad Aglarond.

Solo e con troppe domande senza risposta in testa, ho promesso solennemente di tornare finalmente da Elisa e di impugnare la mia ascia per il bene del mio popolo. Possa ancora una volta il chiaro di luna indicarmi la via."


Edited by Janosh Thunderstorm - 11/6/2014, 20:21
view post Posted: 27/4/2014, 11:01 Salve a tutti! - La Caverna di Gollum
Spero torneremo presto up, fa sempre piacere vedere nuovi player in game. :D
Ti linko un paio di post che ti possono aiutare nella creazione del tuo personaggio (magari li avrai già letti ma, se così non fosse, eccoli qua):Spero ci sia tutto il necessario, per qualunque domanda ti consiglio caldamente il gruppo FB visto che ci ritroviamo quotidianamente lì. A presto! :D
view post Posted: 26/11/2013, 20:36 ragazzo di gondor - La Casetta di Tom Bombadil
Penso sia più immediato contattare lo staff e la community tramite il gruppo Facebook (www.facebook.com/groups/181505605265666/), ci trovi tutti là :D
view post Posted: 6/8/2013, 18:18 Cacciatore di Dannati - La Biblioteca di Osgiliath

In questo topic viene ulteriormente sviluppata la storia di Viggen Sovngarde, chierico di Manwë e Cacciatore di Dannati. Il racconto comincia con il background intitolato "La Spada e la Tempesta", che puoi leggere cliccando questo link.









Le tenebre sull'Anduin inghiottirono la piccola barchetta che vagava sul fiume apparentemente senza timoniere. Al suo interno, sdraiati e ricoperti da un tendone lacerato, Viggen Sovngarde e Sybil Crane traversavano di nascosto l'Anduin poco sotto le rovine orientali di Osgiliath.
Era stato facile sviare gli orchi: la parte sudorientale della città era quella più devastata e non vi si potevano erigere dei presidi permanenti, per cui era bastato un elementale che colpisse alle spalle una delle guardie per scatenare una rissa che si propagò in breve verso nord, a coinvolgere buona parte della guarnigione. Tanto bastava, se vi fossero state guardie umane a sedare la rivolta la loro traversata sarebbe comunque passata inosservata ad occhi sicuramente meno abituati al buio di quelli orcheschi. Cosa sarebbe accaduto dopo, quello si sarebbe visto a tempo debito. La paladina sosteneva sarebbero stati lasciati passare dichiarando le loro intenzioni, ma Viggen non ne era poi molto convinto: oltre a non fidarsi degli orchi, temeva che i loro paramenti religiosi gli avrebbero procurato ben poca comprensione, tregua o non tregua.



Sentì il respiro di Sybil farsi più regolare, segno che la giovane si era addormentata. Decise di non svegliarla, ma allentò la grossa spada dal fodero.

Il Gran Sacerdote Kennallenner lo condusse in una stanza spoglia nei sotterranei del grande tempio di Minas Tirith. Ad attenderlo trovò un vecchio nano tondo come un'otre. Il suo nome era Nàin Panciadirame, e la sua fama come uno dei più grandi artigiani del mithril della Terra di Mezzo non aveva certo faticato a raggiungere le oreccie di Viggen in gioventù. Il nano stava provvedendo alla forgiatura di pugnali da lancio con un metodo che Viggen non aveva mai visto adoperare prima: intorno ad un'anima di frassino che ne costituiva l'impugnatura, venivano saldate delle sottilissime lamine d'argento che venivano poi raffreddate in acqua santa; il procedimento veniva poi ripetuto di lamina in lamina fino ad ottenere il pugnale, che veniva poi lasciato a raffreddare in vasi contenenti della terra. "Terra?" chiese Viggen. "Sì, terra raccolta intorno alle radici dell'Albero Bianco. Un procedimento assolutamente inedito" sorrise il vecchio nano, che gli porse uno dei coltelli già finiti indicandogli un manichino da addestramento. "Provali." Il lancio terminò con un centro perfetto al centro dell'ipotetico cuore del manichino, trapassandolo da parte a parte e conficcandosi nel muro con una fiammata. "Straordinario!" esclamarono a una sola voce i due sacerdoti, suscitando un mezzo sorriso di soddisfazione nel nano.
Ma lo sguardo di Viggen fu catturato da un altro manichino, più a lato. Calzata su di esso vi era un'armatura colossale, nera come la notte e minacciosa come forse mai ne aveva viste prima d'ora. Piastre lucide e piastre opache con decorazioni di mithril puro si intersecavano alla perfezione formando una difesa pressochè impenetrabile. L'elmo cornuto sembrava in grado di poter frantumare le mura della città a testate. L'insieme era allo stesso tempo maestoso e terrificante, un'armatura forse più adatta a un signore della guerra che ad un cavaliere consacrato, ma fu un particolare a colpire Viggen: le piastre principali del torso e delle gambe erano costellate di occhielli in cuoio e spuntoni.
"A che servono?" chiese meravigliato. "Sono gli alloggiamenti dei pugnali, dubito ti dispiacerà averne addosso una certa quantità" rispose Nàin. Viggen stentava a credere che un'armatura del genere fosse destinata a lui, fin quando il Gran Sacerdote non gli porse un tabarro blu decorato con fili d'oro e con ricamata sul petto una grande aquila dorata: un paramento degno di un re, più che di un semplice sacerdote. E così Viggen fu il primo ad essere insignito del titolo di Cacciatore di Dannati, un piccolo ordine di sacerdoti e cavalieri dedito allo sterminio dei non-morti. Avrebbe sfidato i vampiri sul loro stesso terreno, la notte, e stavolta aveva l'equipaggiamento adatto a fare il paio con la sua feroce determinazione.



Mancavano ancora un paio di ore all'alba, quando la prua della barchetta raschiò la sponda orientale dell'Anduin. Viggen sobbalzò col cuore in gola, persosi fra i propri pensieri, e sbirciò da uno degli strappi della tela. Nessuno in vista, la corrente li aveva però trasportati leggermente più a sud. Poco male in quanto avrebbero potuto cercare riparo fra le propaggini settentrionali dell'Ithilien. Con la massima delicatezza, prese in braccio Sybil, ancora addormentata, e si inoltrò nel bosco. Non ebbe percorsa molta strada, quando trovò una rientranza nelle rocce schermata da fitti arbusti che avrebbe fatto al caso loro. Depose la ragazza ancora addormentata a terra, stupito dalla totale assenza di cigolii e rumori metallici vari dalla propria armatura e si sedette accanto a lei ad attendere l'alba, intagliando un ramo d'albero per ingannare il tempo.

Erano passati ormai mesi dal suo ritorno alle terre a nord-est del Gundabad, a caccia dell'ultima fra i suoi cinque compagni. Sebbene Aranar, Arahir e Daros fossero definitivamente caduti, per qualche motivo Haldar aveva riguadagnato un minimo di coscienza prima di spirare una volta per tutte, forse un segno di come Varda non avesse voluto abbandonare il proprio paladino neppure nella non-morte. Fu proprio Haldar, col cuore spaccato dalla lama della lunga spada di Viggen, a indicargli la giusta direzione. Gli incontri con i primi tre furono assolutamente fortuiti: Aranar e Arahir avrebbero dovuto soggiogare gli spettri delle rovine di Annùminas, Daros si sarebbe dovuto infiltrare a Moria ma disobbedì agli ordini per tendere un agguato a Viggen, sopraffatto com'era dalla sete di sangue. Ma gli ordini di chi? Daros riuscì solo a nominarlo come "il Principe", il necromante vampiro che aveva dannato le anime dei cinque compagni.
Seppe che Haldar era stato inviato lì al Dwimorberg per soggiogare il Signore della Strada dei Morti e reclamarne la spada Nuruhuine, la stessa che Viggen aveva conquistato anticipandolo e che ora squarciava il petto dell'ex-paladino infondendovi il gelo della morte. A tutti i compagni era stata data una missione, chiamando a raccolta i non-morti della Terra di Mezzo per stringere in una morsa mortale quei pochi regni che ancora opponevano resistenza all'avanzata della morte o recuperando potenti artefatti da porre al servizio del misterioso Principe.
E Tasheni? Lei era divenuta un vampiro superiore a tutti loro, progenie in linea diretta del necromante. La sua missione era segreta, Haldar sapeva solo che sarebbe tornata al luogo dov'erano morti. Haldar non riuscì a dire altro, essendo la sua ora giunta adesso per la seconda volta. Il suo spirito tornò finalmente alle Aule di Mandos.

Fu così che Viggen tornò in quelle terre maledette e fu sfidato da Tasheni. Trovò una freccia all'imboccatura della caverna, una rozza mappa disegnata con il sangue che ne stillava dalla punta. Indicava un punto nella parte sudoccidentale del Bosco Atro, probabilmente Dol Guldur. Malgrado sapeva potesse trattarsi di una trappola, Viggen marciò per giorni a tappe forzate, senza riposo, verso l'antica fortezza.
Alle pendici di Amon Lanc subì un'imboscata da parte di neo-vampiri, i fori sul collo ancora freschi. Dalla cima della collina, una figura femminile osservava senza prendere parte alla battaglia. Malgrado la luna non riuscisse a penetrare le tenebre della figura, Viggen seppe che Tasheni lo stava studiando. Sapeva che non lo avrebbe mai affrontato senza prima valutarne la forza, e Viggen non poteva sottrarsi dallo stare al gioco, se voleva marcare stretto la vampira. Liberatosi senza troppe difficoltà dei servitori, corse in cima alla collina per trovare unicamente due libroni abbandonati e dati alle fiamme, quasi totalmente consumati. Libri di conoscenze proibite senza dubbio, riuscì a salvarne un pezzo di copertina di uno. Di Tasheni nessuna traccia, ma fortunatamente aveva una pista da seguire.
Si recò quindi a Isengard, sperando in un aiuto da parte del Mago Rosso. Con sua enorme sorpresa, scoprì che il frammento di copertina non forniva assolutamente nessun indizio al potente Gheldar. Seppe però, alla fine di una lunga divinazione, che un altro di quei libri giaceva perduto fra le rovine di Osgiliath. Ancora una volta Viggen si mise in viaggio, programmando di fare però prima tappa a Minas Tirith.
Fu lì che il Gran Sacerdote Manteren Kennallenner lo insignì del titolo di Cacciatore di Dannati e lo armò a dovere per la missione.

Arrivato a Osgiliath, dopo tante ricerche riuscì finalmente a trovare la biblioteca nascosta, fortunatamente nella parte occidentale della città. I libri che trovò, pochissimi dei quali esibivano stralci di scrittura sufficientemente leggibili parlavano di un misterioso culto segreto di vampiri e di raccapriccianti rituali di potenziamento. La cosa più inquietante era che essi non fossero rivolti a Melkor, ma ad una misteriosa "tenebra al di là della tenebra".
L'ultimo fra i libri che consultò era una sorta di diario in adunaico antico. Una delle ultime pagine narrava di qualcosa - un luogo in cui si sarebbe trasferito il culto o un oggetto molto importante, la descrizione non era chiara - situato in una terra avvolta dalle tenebre perenni. Fu l'incontro fortuito con Sybil Crane a fargli individuare nell'Emyn Muil il suddetto luogo. La ragazza, malgrado fosse giovane, aveva già una certa fama all'interno del tempio; nonostante questo, e nonostante l'assistenza di Sybil gli fosse stata caldamente consigliata, Viggen non avrebbe di certo esitato ad abbandonarla e proseguire da solo qualora le cose si fossero fatte troppo pericolose. La questione era assolutamente personale.




Viggen si era addormentato, il sonno tormentato da strani incubi. Sognava di venire morso da Tasheni e tramutato in vampiro. Sentì le forze abbandonarlo quando il sogno cambiò. Adesso era nelle terre dei troll e osservava la scena dall'alto. Vide se stesso, Haldar e la donna combattere contro l'esercito di non morti. Vide il paladino cadere e i due scappare in direzioni diverse. Sorrise, sentiva quello sarebbe stato il momento adatto. Discese silenziosamente la rupe, atterrando alle spalle della mezz'elfa e la stregò con un'incantesimo, dischiuse le fauci...

"No! NO! Nnnmfgh...." si svegliò di soprassalto con Sybil che gli tappava la bocca per impedirgli di urlare. Sudava freddo, ma si ricompose in breve. "Dove siamo?" chiese la paladina guardandosi intorno? "Praticamente in Ithilien, abbiamo fatto un po' più di strada del previsto", rispose Viggen. "Ho preferito non svegliarvi, perdonatemi. Dovremo essere al massimo delle nostre forze per la seconda parte della missione." La paladina gli scoccò un'occhiata eloquente. "Sarà bene che vi racconti tutta la storia dal principio. È il momento di mettersi in marcia." Le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
Uscirono dalla boscaglia e si misero in marcia. La parte più pericolosa della missione aveva dunque inizio.

Edited by Janosh Thunderstorm - 6/8/2013, 19:34
view post Posted: 29/1/2013, 18:47 Lettera di Janosh Thunderstorm a Norwin Hansdietrich - La Biblioteca di Osgiliath
Un elementale dell'aria si presenta davanti Norwin Hansdietrich consegnandogli una lettera. Prima di svanire, gli sussurra all'orecchio: "Lord Janosh si scusa per la grafia frettolosa e disordinata, ha scritto questa lettera mentre cavalcava il suo lupo alla massima velocità attraverso il Pelennor."


Carissimo amico;
nel breve tempo in cui mi sono assentato sono riuscito a ottenere delle informazioni decisive sul nostro caso. In questo momento sto cavalcando Aegan a spron battuto sulle tracce dei due criminali, in direzione di Tharbad. Cercherò di prenderli in trappola prima che arrivino in città, per cui sono dovuto partire senza potervi aspettare.
Spero vi unirete comunque a me nell'andare fino in fondo a questa faccenda, nel qual caso mi potrete raggiungere tramite la vostra magia divina. Al ponte di Tharbad, fra tre giorni. Vi spiegherò meglio di presenza.
Mantenete gli occhi aperti e il massimo riserbo, una volta lì, pare che i guai siano appena cominciati...

Janosh Thunderstorm
view post Posted: 13/1/2013, 16:14 Lettera di Kassim Furianera a Mord Loke - La Biblioteca di Osgiliath
Non perdendo tempo a chiedersi come mai uno dei corvi di Mord Loke si trovi a Umbar, Kassim gli lega in fretta e furia un messaggio alla zampa e gli sussurra <<vola dal tuo padrone e non fermarti, è della massima urgenza. Vai, ora!>>

Il messaggio, scritto con evidente fretta, recita:

Mio Signore;
Le nostre rispettive indagini sono intrecciate molto più strettamente di quanto avrei saputo immaginare.
Pare che i nostri rispettivi uomini siano complici ed entrambi invischiati l'uno nei crimini dell'altro. Ho una traccia netta da seguire e il Vostro aiuto sarebbe estremamente prezioso, specialmente se dovessi trovarmi faccia a faccia con la nostra donna rossa.
Qualcosa di grosso si muove all'orizzonte e arriva fino alle porte della Vostra città. Le informazioni che ho potuto ricavare sembrano confermare quanto sospettato.
Vi prego di raggiungermi quanto prima, in tutta probabilità stanotte potremo fare la nostra mossa.

Kassim Furianera, figlio del deserto
view post Posted: 21/8/2012, 20:11 Zanna e ascia - La Casetta di Tom Bombadil
Nome: Vardhran Lupo Azzurro
Classe: Barbaro 28 / Bardo 2 / Discepolo del Drago 10 (Argento)
Razza: Umano beorniano
Allineamento: Caotico Neutrale
Provenienza: Greylin (sorgenti dell'Anduin)
Aspetto fisico e caratteristiche peculiari: uomo dal fisico poderoso, alto circa due metri, capelli e occhi neri, barbuto. Grande cacciatore e fiero individualista, va in giro armato di ascia e una serie di coltelli da caccia. È affetto da licantropia.

PORTRAIT: questo è il file, scompattatelo nella solita cartella.


L'imponente figura deforme ringhiava minacciosa, posando su di lui uno sguardo assassino e agitando una mazza che gli avrebbe potuto staccare la testa di netto con un solo colpo. Ebbe appena il tempo di impugnare l'ascia e lo scudo, il troll partì alla carica con passi lenti e appesantiti dalla mole, che facevano tremare il terreno. La bestia roteò quello che sembrava pericolosamente simile a un tronco d'un giovane abete malamente sfrondato e lo mancò per un soffio: l'uomo scartò di lato e, con un brutale colpo d'ascia, gli squarciò la gamba sinistra. Incredibilmente, dalla profonda ferita non uscì nemmeno una goccia di sangue nonostante il colpo d'ascia avesse praticamente portato il femore a vista. L'attimo di distrazione dovuto a questa sconcertante scoperta fu quasi fatale all'uomo, raggiunto da una mazzata che lo fece atterrare venti metri più in là nel sottobosco.
Si rialzò, stordito dalla botta ma lucido. "Ti piace il gioco pesante, eh? Hai trovato pane per i tuoi denti." Da bravo cacciatore qual era, sapeva che la scelta del terreno di caccia poteva essere determinante per l'esito dello scontro, specialmente quando la "preda" aveva un'intera radura per manovrare la propria arma. Non dovette fare poi molti sforzi per attirare il troll all'ombra dei pini, perchè questi caricò a testa bassa abbattendo quegli alberi che lo intralciavano. Continuarono a lottare così, col troll che cercava di colpirlo malgrado l'intralcio e l'uomo che, malgrado la vasta collezione di contusioni e piccole ferite rimediate, era riuscito a infliggere altri tagli sul corpo della bestia, senza che tuttavia sembrasse risentirne più di tanto. Indietreggiando verso il cuore del bosco, mise brevemente a punto un piano per uccidere l'avversario in modo definitivo. La sua occasione finalmente giunse quando il troll si incastrò ottusamente fra due alberi piuttosto robusti per raggiungerlo: sfruttando un tronco abbattuto come trampolino, si lanciò verso il mostro arpionandone la mazza con la lama della sua ascia e, dal bracciale dello scudo, estrasse un pugnale con il quale squarciò il petto della bestia per estrarne il cuore a mani nude. Il troll si accasciò, finalmente morto, dallo squarcio del torace il sangue traboccava stagnante e dal nauseante odore della putrefazione.
L'uomo aveva vinto, ma era sfinito e dolorante e perdipiù lontano dal villaggio. Non sarebbe riuscito comunque a trasportare i due cervi che aveva ucciso, così decise di abbandonarli lì dov'erano e si mise in marcia zoppicando, sperando di arrivare al villaggio prima che sorgesse la luna piena.

Il sole stava per tramontare quando giunse infine a Greylin dal cancello beorniano, quello settentrionale. "Jarsha mi ammazzerà quando scoprirà che le ho disobbedito e mi sono addentrato nei territori di caccia dei troll per accorciare la strada." Si accasciò a terra sopraffatto dalla debolezza, lasciando che i suoi compagni lo raccogliessero e lo portassero al sicuro. Poco prima di svenire avvertì la concitazione intorno a lui e le voci familiari dei due capi Dunedain che lo trasportavano di peso, Tharnor Tasarinan (*) e il capitano Arthanir, portandolo verso la casa di Jarsha, l'anziana sciamana. Poi svenne, scivolando in un mare vorticoso di sogni e ricordi.


Era poco più che un bambino quando Jarsha gli raccontò per intero la storia delle sue origini. Fino a quel momento aveva saputo solo che era nato in una caverna vicino Greylin e lì fu trovato da Jarsha, già all'epoca anziana, e sottratto a una morte certa: la madre era moribonda a causa di complicazioni nel parto, il padre del bambino era sparito nel nulla. La sciamana lo portò con sè a Greylin e venne adottato dal suo clan, quello del Lupo Azzurro, che diventò la sua nuova famiglia. Fu chiamato Vardhran, "zanna di lupo" in antico Beorniano. L'anziana gli aveva però taciuto fin quando era stato possibile di essere figlio di un licantropo: il padre era fuggito una volta scoperta la gravidanza, mentre il fisico denutrito della madre non aveva retto allo sforzo necessario a un parto del genere, poichè era fuggita da un lontano villaggio per tenere nascosta la nascita del proprio figlio. Jarsha raccontò a Vardhran tutto quello che aveva potuto apprendere dalla donna agonizzante, dopo averle promesso che avrebbe cresciuto quella sfortunata creatura. Il ragazzino cresceva e cominciava a mostrare anch'egli i primi sintomi della licantropia, pur non avendo ancora compiuto una trasformazione in lupo mannaro si dimostrava fortemente individualista e diventava più aggressivo all'avvicinarsi della luna piena.

La sua prima trasformazione avvenne a 16 anni, e ne conservava ancora un ricordo terribile. Sebbene Jarsha lo avesse preparato a fronteggiarne gli effetti, ne fu talmente spaventato da andare totalmente fuori controllo. L'anziana donna non potè fare nulla contro la sua forza fisica e Vardhran riuscì a scappare dal villaggio, rifugiandosi nei boschi. Fu Janosh Thunderstorm a stanarlo e, trasformato in lupo, a domarlo e confortarlo fino alla fine della trasformazione. Fu grazie alla sua amicizia che Vardhran riuscì, nel corso del tempo, a guadagnare un minimo di controllo sulla propria trasformazione e quindi a vincere la propria solitudine.
Crescendo divenne un uomo imponente, un cacciatore che torreggiava su tutti gli abitanti del villaggio di Greylin. Tharnor e Arthanir studiarono apposta per lui uno stile di combattimento che si adattasse alla sua potenza fisica e alla ferocia dei suoi attacchi: il risultato fu una combinazione di ascia e coltello da caccia, armi con cui aveva una notevole manualità a causa delle sue occupazioni prevalenti di cacciatore e boscaiolo.

E poi sognò la guerra di dieci anni prima, l'attacco dei non morti e infine l'addio di Janosh per il suo viaggio di formazione, l'unica occasione in vita sua in cui segretamente aveva pianto a veder andare via l'amico con cui aveva condiviso tutto. Da quel momento era tornato ad essere più introverso e distante, solo Jarsha e Neysha - la compagna di Janosh - conoscevano appieno le ragioni del suo malumore. Eppure il suo posto era lì, insieme al clan che lo aveva adottato, impegnato in battute di caccia sempre più ardite per sfamare gli abitanti di Greylin e soffocare la sua inquietudine nell'ebbrezza della caccia.



"Vardhran! Vardhran! Svegliati, maledetto zuccone!" malgrado la testa gli girasse come in preda a una terribile sbornia, riconobbe la voce di Jarsha che lo chiamava. Si accorse improvvisamente che il sole filtrava dalla finestra. "Jarsha? Ugh... quanto ho dormito?" "Più di due giorni... si può sapere cosa ti è successo? Torni a mani vuote e per giunta conciato come uno a cui sia franata una montagna addosso. E abbiamo fatto appena in tempo a tirarti dentro casa, visto che era la notte della luna piena! Un irresponsabile, ecco cosa sei... un bambino idiota nel corpo di un gigante barbuto!" Si era aspettato la strigliata, ma la grinta dell'anziana donna non aveva mai mancato di stupirlo nei suoi trent'anni di vita. "Andiamo Jarsha, alla tua età non è il caso di sforzarsi così tanto a..." e venne interrotto da una poderosa legnata sulla nuca infertagli dalla sciamana, che lo fece schiantare a terra. "Fintanto che il cosiddetto 'uomo più forzuto di Greylin' si farà mettere in riga per la sua insolenza da una vecchia come me, dubito la mia età avrà ragione di preoccupare chiunque." "Un giorno mi spiegherai come hai fatto a vivere così a lungo, però... " "Dieta sana, vita attiva e uso la testa prima che i muscoli... e ovviamente l'essere uno sciamano fa notevolmente la sua parte" gli sorrise Jarsha. "Forza Vardhran, vieni a raccontare cosa è accaduto. Arthanir e Tharnor ci aspettano."
Si recarono insieme nella parte meridionale di Greylin, quella abitata dai Dunedain. Lì furono accolti a casa di Tharnor e Ysiel, di fianco al piccolo tempio dedicato ai Valar. Vardhran raccontò la sua disavventura con dovizia di particolari, soffermandosi in particolar modo sull'assenza di sanguinamento dalle ferite inferte al troll e sull'odore nauseabondo del suo cuore e del sangue che ristagnava nella cavità toracica. I presenti si lanciavano sguardi inquieti, comprendendo meglio di Vardhran il significato e il pericolo insito in quelle parole. "E così, pare che i necromanti siano tornati sulle montagne. Sei stato fortunato a dir poco, Vardhran" disse Arthanir, chiudendosi nei suoi pensieri. "Presto potrebbero essere su di noi: cosa aspettiamo? Raduniamoci e andiamo a sterminarli!" tuonò Vardhran battendo il pugno sul tavolo, incredulo di fronte all'esitazione dei tre saggi. "Questa non è una delle tue battute di caccia dove catturi cervi o massacri qualche goblin, Vardhran! Non possiamo lanciarci a capofitto senza conoscere di cosa sono capaci e perdipiù lasciando il villaggio senza protezione. No, dobbiamo considerare con attenzione come agire." Il tono di Jarsha era definitivo. "Senza contare," aggiunse Tharnor, "che Greylin è in una posizione strategicamente favorita rispetto alle terre circostanti, sarebbe senz'altro più facile difendersi qui da abomini come quello che hai affrontato."
La rabbia di Vardhran esplose improvvisamente. "E questo sarebbe il modo in cui avete intenzione di affrontare il problema? Dare loro il tempo di prepararsi all'attacco nella speranza di raccogliere qualche informazione? A che scopo?" "Vardhran, abbiamo combattuto molte più battaglie di te nella nostra vita e crediamo di avere un po' più esperienza in questo genere di emergenze. Una battaglia affrontata come una rissa da osteria è una sconfitta annunciata, lo vuoi capire o no?" lo rimproverò Arthanir. Odiava ammetterlo, ma il capitano aveva ragione: aveva rischiato la vita per affrontare uno solo di quei troll, una ventina di essi in campo aperto li avrebbero massacrati senza pietà. Ci sarebbe voluta la furia di una tempesta a spazzarli via. "Una tempesta... se solo Janosh tornasse da noi..." borbottò sconsolato fra sè e sè, abbandonando la riunione.

Passò il resto della giornata a intagliare il legno poco fuori dal villaggio, lontano dalla vista dei suoi compaesani. Quando tornò verso la casa di Jarsha, ormai a notte inoltrata, notò che la porta era aperta. Precipitatosi dentro vide Tharnor, Arthanir, Neysha e Ysiel raccolti intorno a Jarsha: quest'ultima era pallida e si stringeva la spalla sinistra, sdraiata nel suo letto. "Jarsha! Che ti è successo?" "L'età che avanza, bambino mio... per quanto la mia vita sia stata finora straordinariamente lunga per gli standard della nostra gente, non potrò durare per sempre. Il mio tempo si sta lentamente esaurendo..." gli rispose la vecchia con un filo di voce. "Vardhran! Avevi ragione oggi, Janosh deve tornare a Greylin, possibilmente prima che il mio tempo sia trascorso del tutto. La nostra comunità ha bisogno del suo sciamano e delle sue alleanze, i nostri guerrieri di un uomo che sappia infiammare i loro cuori. Trovalo ovunque sia, trovalo prima che sia troppo tardi. So che sembra impossibile, ma so che tu ce la potrai fare..." Vardhran le prese la mano, stringendola fra le sue "Lo troverò, te lo prometto... madre." L'anziana donna rimase colpita da quelle parole e, dopo aver ricacciato indietro una lacrima lo abbracciò. "Vai, cacciatore... vai e salvaci tutti..."


(*) = Tharnor Tasarinan è il padre di Janosh Thunderstorm


Edited by Janosh Thunderstorm - 11/6/2014, 20:11
view post Posted: 5/7/2012, 08:11 Fanta-proposte: "Le Terre di Arda - Expansion Pack" - La Torre di Alatar
Aggiunte le Sorgenti dell'Anduin come proposta di zona, le avevo dimenticate. XD
view post Posted: 4/7/2012, 19:58 Fanta-proposte: "Le Terre di Arda - Expansion Pack" - La Torre di Alatar
Perchè "fanta-proposte"? Perchè sono consapevole che difficilmente potrebbero essere prese in considerazione (il numero di aree dello shard lieviterebbe alquanto). Però boh, io la butto qua. Prendetelo più come un esercizio di fantasia... :D


"LE TERRE DI ARDA - EXPANSION PACK"
Contesto: finita la guerra con Raknar, il patto di tregua fra le due Torri è in procinto di spezzarsi. Entrambe le potenze in gioco corrono a rinsaldare vecchie e nuove alleanze in previsione di uno scontro ormai sempre più vicino.

1) NUOVE ZONE - FAZIONE "GOOD":

  • Decumani Sud e Ovest della Contea + Porti Grigi - il completamento della Contea permetterebbe l'introduzione di Sotto Torri sui Colli Torrioni, dove viene custodito il Libro Rosso (quello scritto da Bilbo e Frodo Baggins) e quelle due-tre aree mancanti al completamento della zona. La parte più interessante sarebbero però i Porti Grigi che, oltre all'importanza storica, si potrebbero sfruttare come rotta diretta di collegamento con Dol Amroth (esclusiva ai "good" tanto quanto lo sono le navi volanti Haradrim per gli "evil");

  • Foci dell' Anduin e Baia di Belfalas - la parte meridionale di Gondor, con l'introduzione della fascia costiera che parta dall'Harlond (porto di Minas Tirith) e prosegua a sud con Pelargir e poi a Ovest con Erech (uscita della "Strada dei Morti") e Dol Amroth. Quest'ultima, come scritto sopra, potrebbe essere sfruttata come collegamento navale con i Porti Grigi (nonchè come rocca dei Dùnedain del sud).

  • Sorgenti dell'Anduin - di Beorniani ne sono transitati più di uno nello shard; questa razza non ha fisicamente un'area che si possa definire come "casa", a differenza dei Bardini che hanno Esgaroth e le rovine di Dale pur contando meno. Per rinforzare la caratterizzazione, allora, propongo l'aggiunta anche di una singola area, quel tanto che basti a dare una collocazione "fisica" come punto di riferimento. Ora, non ho l'esperienza di un mapper esperto ma un qualcosa del genere l'avevo abbozzato ai tempi in cui stavo ideando la casa per Janosh, per cui se posso essere d'aiuto... ^_^


2) NUOVE ZONE - FAZIONE "EVIL":

  • Khand e Mordor meridionale - <i>configurabile come "deserto roccioso" in modo simile a come viene raffigurato il Thay in NWN2 (vedi foto, purtroppo non ho trovato di meglio), il Khand potrebbe essere sfruttato allo scopo di introdurre la razza dei Variag e alcune zone fertili fra il mare di Nùrnen e il Khand (la coalizione necessiterebbe di terre coltivabili, no? :P ). Inoltre, potrebbe essere eventualmente sfruttato come zona iniziale per neo-PG evil (lasciando Brea ai neo-PG good);

  • Dunland "2.0" - i Dunlandiani sono stati pesantemente sconfitti nel corso della Guerra dell'Anello e le loro ambizioni di vendetta sui vicini Rohirrim sono state di conseguenza soffocate. All'ombra delle Montagne Nebbiose, però, una nuova alleanza viene stipulata fra essi e i Nùmenoreani Neri, promettendo aiuti in cambio della vendetta contro i Signori dei Cavalli e la conquista delle loro terre.


3) NUOVA RAZZA - I VARIAG:

CITAZIONE
"Non abiamo notizie dei Rohirrim", egli disse. "Rohan non arriverà per il momento. O se verrà, non ci sarà di soccorso. Il nuovo esercito che ci era stato preannunciato è giunto prima, pare attraversando il Fiume ad Andros. E è molto forte: battaglioni di Orchi dell'Occhio e innumerevoli compagnie di Uomini di una nuova razza che non abbiamo mai veduto prima. Non sono alti, ma ben piantati e decisi, portano la barba come i Nani e maneggiano grandi asce. Supponiamo che provengano da qualche terra selvaggia del vasto Est. Si sono già impadroniti della via del Nord e molti di essi sono penetrati nell'Anòrien. I Rohirrim non possono venire".

Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re [pag. 1012 dell'edizione a libro unico della trilogia]
  • Il riferimento non è rivolto con precisione ai Variag ma, considerata la descrizione, potrebbe benissimo quadrare: gli Easterling vengono rappresentati nello shard come una cultura "di influenza nipponica". L'introduzione della razza dei Variag potrebbe andare a riequilibrare il panorama geo-politico della Terra di Mezzo aggiungendo un territorio che unisca i deserti dell'Harad alle propaggini meridionali di Mordor. Come rappresentare i Variag in gioco? Io azzarderei l'utilizzo della razza "Nano" di NWN (ovviamente permettendo unicamente gli allineamenti LM / NM / CM) in modo da rispecchiare da un lato l'"estetica" descritta nel passo da me citato e introdurre inoltre una possibile variante nelle build della fazione "evil". Hanno pure "guerriero" come classe preferita, per giunta.


4) PROPOSTE MENO "SERIE" - I DRÚEDAIN

  • Una volta "sparata" la cartuccia "Nano evil di NWN => Variag del Khand", ho pensato di strafare con qualcosa che sia - invece - praticamente di fantasia: introdurre i selvaggi Drùedain e la loro relativa foresta (anche una sola area andrebbe bene, confinante con l'area dell'Anòrien) come neutrali tendenti al "good". E qua arriva il culmine della follia: utilizzare la razza "Mezzorco" di NWN con qualcuna delle facce meno "tormentate" presenti nel CEP per ridare spolvero a una possibile razza PG che è disponibile solo agli Uruk-hai (e quindi, al momento, praticamente "fantasma" in gioco). Perchè dovrebbero però rompere il loro volontario isolamento? Ammetto che effettivamente a questo non ci ho pensato... :P


Detto questo, io ho dato fondo a tutte le mie supposizioni su possibili sviluppi futuri. Ovviamente sono cosciente sia dell'irrealizzabilità a breve termine (per vari motivi), sia della possibilità di aver scritto un pugno di cavolate. Però, se vi dovesse piacere qualcuna di queste idee... lieto di avervele fornite.

:D

Edited by Karadhras - 5/7/2012, 09:10
view post Posted: 1/7/2012, 21:09 La maschera - La Casetta di Tom Bombadil
Risposto in privato, mentre scrivevo in PVT mi sono reso conto di non aver scritto alcune delle cose che avevo pensato. ^^'
view post Posted: 1/7/2012, 14:54 La maschera - La Casetta di Tom Bombadil
Nome: Michael Garrett
Classe: Ladro 35 / Guerriero 4 / Ombra Danzante 1
Razza: Umano
Allineamento: Caotico Neutrale
Provenienza: Tharbad

Notte sul porto di Tharbad, una figura vaga silenziosa avvolta nelle sue vesti tipicamente marinare e in un grande cappotto consunto. Si infila in una delle baracche abbandonate vicino al porto, facendo attenzione a non essere notato da sguardi indiscreti. Richiusa la porta e svoltato dietro un paio di file di grandi casse vuote, si ritrova finalmente in una piccola stanza spoglia con - cosa curiosa - uno specchio poggiato su una delle casse più basse a terra, di fronte a uno spoglio sacco a pelo dall'aria alquanto triste.
Afferra uno sgabello, portandolo davanti allo specchio e sedendovisi. Di fronte all'immagine che gli apparve davanti allo specchio, quella di un uomo vissuto sulla quarantina con un paio di cicatrici che, facendo determinate smorfie, si tendevano in modo leggermente strano, sospirò.
"Ancora non ci siamo del tutto", si disse con disappunto, portandosi le mani alla nuca e tirandosi via la pelle. Ma quella non era la sua pelle; pochi secondi dopo, da sotto la faccia di quel nostromo di mezza età, apparve il volto di un giovane uomo dai capelli e gli occhi neri. Si massaggiò un po' la faccia, intorpidita dal lungo utilizzo di quella maschera che con tanta cura aveva costruito, ma che andava ancora perfezionata e resa leggermente più naturale nei movimenti.
Gettato il vecchio cappotto e gli abiti in un angolo, indossò dei pantaloni neri, una ampia camicia bianca con cappuccio a coprirgli il volto e un lungo mantello con spallaccio sinistro incorporato. Il vecchio nostromo aveva adesso l'aspetto più di un giovane schermidore. Prese due lame ricurve e se le fece scivolare nei foderi appesi alla cintura, poi si appese alla cornice superiore dell'unica finestra e con uno slancio fu sul tetto, balzando di tegola in tegola e nascondendosi dietro le canne fumarie. Passò sopra il Bicchiere Elfico e, sporgendosi leggermente verso il retro, sentì due delle prostitute parlottare riguardo le grandi doti amatorie di un certo Jonathan Holmes, nostromo. Il giovane si lasciò sfuggire un mezzo ghigno soddisfatto, prima di proseguire per la sua meta, più lontano dalle acque.

Aveva lavorato a lungo per ottenere l'informazione che cercava, il covo di un certo Clint "Gamba di legno", un ex-trafficante di schiavi umbarita che aveva fatto a pezzi la vita di Michael con la stessa brutalità con cui aveva smembrato i suoi genitori e gettati giù dall'ultimo molo, dopo che aveva tentato di stuprare la madre del ragazzo. Adesso che l'aveva trovato, avrebbe finalmente avuto la sua vendetta per una vita spesa all'ombra dei vicoli, tentando di sopravvivere per espedienti e piccoli furti fin dall'infanzia. Vent'anni di inferno in cui aveva affinato le proprie capacità furtive e quell'abilità tutta particolare di impersonare altre figure. Il "vero" Michael Garrett poteva benissimo essere morto insieme ai propri genitori, per quanto se ne potesse sapere.
Raggiunse silenziosamente il tetto della casa, infiltrandosi tramite una finestra socchiusa. Era tutto troppo silenzioso, qualcosa glielo diceva: la storia gli puzzava. D'improvviso un quadrello gli trafisse il cappuccio, poco sopra la testa; da dietro l'armadio spuntò un uomo sporco, dalla pelle scura e i lunghi capelli unti, più simile a un ratto di fogna. Probabilmente era in preda agli allucinogeni poichè, alla vista della figura incappucciata di bianco e con una freccia conficcata poco sopra la testa, indietreggiò fino a cadere all'indietro tradito dalla protesi di legno alla gamba destra, perdendo la balestra di mano. Allora si rialzò e provò a scappare, ma Michael fu più veloce: estrasse i due kukri, scagliandoli con violenza verso l'uomo e inchiodandolo per i polsi alla porta della stanza, come crocifisso.
La voce di "Gamba di legno" lo raggelò: "Cerchi vendetta, ragazzo? Stanotte non hai ottenuto niente... NIENTE! So chi sei, questa tua bravata non li riporterà indietro... sei solo un reietto... un tagliagole da quat..." e si interruppe, poichè Michael aveva estratto una terza lama. L'uomo la riconobbe: il pugnale con cui il padre del ragazzo - un banale facchino del porto - aveva cercato di difendere la moglie dallo stupro, causandogli quelle ferite alla gamba che ne avevano decretato la parziale amputazione. I suoi occhi si dilatarono dal terrore, ma si riprese presto e reagì in un modo che lasciò stupito Michael: cominciò a ridere. "Tu non sai contro chi ti stai mettendo. Uccidimi pure, se ne hai il coraggio. Ma ti assicuro che, una volta lasciata questa stanza, sarai un morto che cammina. Ti prenderanno in trappola come un topo, allora farai la fine dei tuoi patetici genitori. Sai... tua madre non era poi tanto male, forse un po' troppo vecchia per i miei standard. La tua sorellina, invece..." l'aria fu lacerata da uno scintillio di lama, la testa dell'uomo decapitata di netto, fissata nella morte nel gesto osceno di leccarsi le labbra, beandosi del disgusto del ragazzo.
Staccò i due kukri e il cadavere si accasciò a terra, cadendo in avanti. Un rumore metallico attirò la sua attenzione: un medaglione dorato di scarsa fattura. Lo raccolse e lo ripulì, il sangue gli si gelò nelle vene: incrostata di sudiciume e macchiata di sangue, la scritta "Sharkey" sul medaglione era sufficientemente distinguibile e si prendeva gioco di lui promettendogli cento coltellate e una morte orribile per ciò che aveva fatto. "Felci... bastardo!"

Non c'era un minuto da perdere, scappò dalla finestra e cominciò a correre a perdifiato e saltare di tetto in tetto, in una corsa contro il sole che di lì a poco sarebbe sorto. Si nascose dentro la baracca e si liberò dei suoi vestiti, guardando allo specchio e vedendovi riflesso un volto pallido, stravolto. Se per vent'anni nascondere la propria identità era stata la cosa migliore, adesso era diventata questione di vita o di morte. Aprì la cassa dove nascondeva dei vecchi vestiti da marinaio e si mise al lavoro per sistemarsi addosso una nuova maschera, stavolta quella di un vecchio dei bassifondi. Dopo essersi preparato ed aver risciacquato abbondantemente la bocca con un whisky di infima qualità per dare una parvenza di ubriacatura, si guardò allo specchio per controllare che tutto fosse a posto. "Sghifosi umbariti... ptui!" Soddisfatto del risultato, uscì dalla baracca incamminandosi verso i moli del porto, mescolandosi tra le file dei vari facchini e marinai ancora intontiti dai bagordi della nottata precedente, a guadagnarsi quella misera paga per la quale si trascinavano indolentemente verso il giorno successivo e sognavano piccoli momenti di gloria personale con una prostituta o la prossima bottiglia in cui affogare i propri guai.

Edited by Karadhras - 1/7/2012, 19:55
view post Posted: 7/6/2012, 21:55 Lettera di Janosh a Light - La Casetta di Tom Bombadil
SPIEGAZIONE DEL PERSONAGGIO:

Drakan ha sangue di drago argentato nelle vene. La sua febbre e le strane ferite alla schiena sono il segno che sta cominciando a mutare in un Discepolo del Drago. Ovviamente, non avendo mai assistito all'evoluzione di un individuo con discendenza draconica, Janosh cura il curabile e monitora la situazione, intuendo quale possa essere la causa di questa febbre che non se ne vuole andare in nessun modo: nè l'antica medicina numenoreana, nè i rimedi tribali beorniani, nè tantomeno la magia divina. Janosh è quindi costretto a concludere che quella febbre e quelle escoriazioni fra le scapole siano una condizione insita nella natura stessa di Drakan. Da qui la decisione di contattare Light, a sua volta un Discepolo del Drago pienamente sviluppato, per tenere il giovane sott'occhio.
Drakan ama definirsi "figlio di Umbar" in quanto è stato abbandonato, appena nato, su di un molo del porto della città. Nessuno ha idea di chi siano i suoi genitori, per quanto il sospetto sia che non fossero entrambi Umbariti: la pelle del giovane, per quanto abbronzata e riarsa dal sole, è di una gradazione un po' più chiara di quella dell'Umbarita medio.
Trovato dal nostromo della "Vele Rosse", un mercantile che contrabbanda varie merci nella Terra di Mezzo col beneplacito della pirateria, Drakan cresce all'interno della nave come marinaio e assistente di cucina (pela-patate, insomma :) ). Fra le varie merci contrabbandate dalla "Vele Rosse" vi sono spesso dei libri, che Drakan ha spesso possibilità di consultare accrescendo la sua curiosità nei confronti del mondo (il capitano, riconoscendogli un portamento più nobile rispetto agli ubriaconi della ciurma, gli insegna a leggere e scrivere), scoprendo in questo modo la passione per la musica: il nostromo gli intaglia un rozzo flauto a partire dal legno di una cassa di seppie e il ragazzo inizia il suo apprendistato da autodidatta, meritandosi dai compagni il titolo di "flauto più puzzolente dei mari del sud".
Malgrado questa non sia una delle migliori infanzie, in una delle ciurme col maggior tasso alcolico di tutta Umbar (per quanto benvoluto), Drakan può essere ritenuto di gran lunga più fortunato rispetto alla stragrande maggioranza di orfani ad Umbar, avviati alla micro-criminalità per sopravvivere.
Giunto in età adulta e impadronitosi di una chitarra da uno dei numerosi carichi della "Vele Rosse", per Drakan si apre una fase completamente nuova della sua vita: il proprietario della "Vele Rosse", che nel frattempo ha dato una parvenza di legalità alle spedizioni della nave, è costretto a chiudere bottega per debiti accumulati e la nave viene venduta. A questo punto, Drakan lascia la pur amata Umbar per imbarcarsi verso Tharbad e andare alla scoperta di quel mondo che ha conosciuto solo attraverso i libri. Quindi l'arrivo a Tharbad e la decisione di andare a vedere Isengard, che lo porterà all'aggressione nel Dunland (dove cominciano a manifestarsi la febbre e un primo dolore alle spalle) e al fortunoso incontro con Janosh Thunderstorm che gli salva la vita. Il resto è storia già scritta qui sopra... o ancora da scrivere. ^_^
view post Posted: 29/5/2012, 08:03 Lettera di Janosh a Light - La Casetta di Tom Bombadil
Un piccolo elementale dell'acqua si condensa davanti Light, porgendogli una lettera sigillata magicamente: una goccia d'acqua delle dimensioni di una moneta, percorsa al suo interno da piccoli fulmini. Passandovi una mano sopra, Light scioglie il sigillo e può accedere al suo contenuto.

Carissimo amico;
è da molto tempo che non ci incontriamo, poichè ho vagato in luoghi remoti della Terra di Mezzo. Perdonate la carenza di convenevoli, perchè la questione è piuttosto urgente: circa una settimana fa ho trovato un giovane gravemente ferito non lontano da Tharbad, probabilmente è stato attaccato da qualche predone. Indubbiamente presentava una notevole collezione di contusioni e qualche frattura, ciò che però mi ha colpito è di tutt'altra natura ed è il motivo per cui mi spinge a contattarvi: il ragazzo ha sangue di drago nelle sue vene, posso affermarlo per certo a causa dei suoi occhi dorati e a causa del fatto che stanno cominciando a crescergli le ali, intravedo già i primi segni fra le scapole.
Così ho deciso di caricarlo su Aegan e portarlo a Brea, dove sto pagando Cactaceo il doppio per avere una stanza riservata per tutto il tempo necessario. Qui il giovane ha ripreso conoscenza per brevi periodi, anche se in preda alla febbre alta, e mi ha potuto dare qualche breve informazione su di sè. Si chiama Drakan e proviene da Umbar dove è vissuto di espedienti e senza una famiglia, fin quando non è riuscito a imbarcarsi su una nave dalle vele rosse. Malgrado la provenienza e la "discendenza" non è contaminato dalla malvagità, ovviamente all'inizio ha mostrato una certa ostilità ai miei trattamenti, ma dubito che dalle sue parti sia normale che qualcuno ti raccolga per strada in fin di vita e si occupi delle tue ferite. Oltretutto ho notato fra i suoi averi un flauto traverso e una chitarra (che purtroppo ha il manico spezzato e quindi è inutilizzabile), sospetto possa quindi essere un bardo come voi.
Vi prego di raggiungermi al Puledro Impennato quanto prima; per quanto Cactaceo mi debba più di un favore, non vede di buon occhio il fatto di non aver potuto mandare su nessuno a pulire da 10 giorni, nemmeno dopo l'assicurazione che della pulizia della stanza me ne sto occupando io. Malgrado le mie conoscenze mediche, la natura di un discendente draconico mi è ancora abbastanza oscura e, se vogliamo aiutare questo ragazzo a rimettersi in piedi, avrò bisogno di qualcuno che mi possa dare consiglio.

Janosh Thunderstorm
view post Posted: 18/5/2012, 17:56 Breve appunto - La Biblioteca di Osgiliath
"Quarto mese di viaggio, ancora nessun segno di Tasheni. La pace di queste montagne mi mantiene alquanto inquieto. Il paesaggio del Forodwaith, da qui alle Montagne Grigie, è sempre piuttosto monotono: neve e alberi, alberi e neve. Se non altro, mi permette di non viaggiare troppo a lungo allo scoperto.
I giorni passano uguali gli uni agli altri come sempre, eppure qualcosa nell'aria mi dice che gli eventi sono in rapida evoluzione. Sarò pronto? Chissà cosa mi porterà il domani...
L'antica spada che ho conquistato, strappandola dalle mani dei non morti, è un'arma molto potente e molto pericolosa; sono certo che, una volta che l'avrò dominata appieno e consacrata a Manwë e alla mia causa, potrò compiere grandi gesta con essa, gesta che ne possano riscattare il nome e il passato in mani sacrileghe. Eppure... forse nemmeno questo sarà sufficiente.
Devo raggiungere un grado di comprensione superiore riguardo ai domini del mio Signore, immergermi nel significato più profondo della natura stessa degli elementi. Solo così, forse, disporrò infine della forza necessaria a disperdere l'Ombra che si addensa sul futuro.
Quel che è certo è che al momento la mia priorità è raggiungere un insediamento non ostile il prima possibile. Ho provviste per una settimana al massimo, ma le terre beorniane dovrebbero distare non più di tre giorni da qui, pur tenendomi a distanza di sicurezza dal Gundabad. Là forse mi potrò concedere un giorno per riflettere e fare provviste. Il resto si vedrà."


*In fondo alla pagina, come a conclusione, sono riportati cinque nomi in caratteri elfici*

{Aranar, Arahir, Daros, Haldar, Tasheni}

V
view post Posted: 9/5/2012, 10:17 Lettera per Gharamir - La Biblioteca di Osgiliath
Una lettera cade misteriosamente dall'alto fra le mani di Gharamir, sospinta da una brezza. Nessuna traccia del messaggero.
La lettera è sigillata con un curioso incantesimo: simile a un sigillo di cera, ma fatto di aria e lievemente crepitante di elettricità. Passandovi una mano sopra, il sigillo si dissolve ed è possibile leggerne il contenuto:


Carissimo Gharamir;
Le poche righe che vi scrivo non potranno mai rendere giustizia alla mia gratitudine nei vostri confronti. Le brume che ottenebravano i miei ricordi si sono finalmente dissolte e adesso sono finalmente libero e interamente me stesso. Non posso rivelarvi di più a mezzo di questa missiva, per quanto il mio messaggero possa essere ritenuto degno di tutta la nostra fiducia, ma sappiate che mi piacerebbe poter incontrare nuovamente il mio generoso benefattore e raccontargli una storia che senz'altro troverete spaventosa e avvincente al tempo stesso. In qualunque città voi vi troviate in questo momento, salite con la vostra risposta in cima all'altura più vicina a mezzogiorno e potrete consegnarmi la vostra lettera. Al momento mi ritrovo in missione segreta in terre lontane, temo non vi sia modo più rapido per potermi contattare.
Fatemi sapere luogo e ora, e io sarò da voi in un baleno.
Tempesta e speranza cavalcano ora sulle ali dello stesso vento, possa la mia gratitudine e la benedizione del Signore del Taniquetìl accompagnarvi in tutte le vostre imprese.

Viggen Sovngarde, cacciatore di dannati
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