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Zanna e ascia, Background di Vardhran Lupo Azzurro

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view post Posted on 21/8/2012, 20:11
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Il Signore delle Tempeste

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Catania

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Nome: Vardhran Lupo Azzurro
Classe: Barbaro 28 / Bardo 2 / Discepolo del Drago 10 (Argento)
Razza: Umano beorniano
Allineamento: Caotico Neutrale
Provenienza: Greylin (sorgenti dell'Anduin)
Aspetto fisico e caratteristiche peculiari: uomo dal fisico poderoso, alto circa due metri, capelli e occhi neri, barbuto. Grande cacciatore e fiero individualista, va in giro armato di ascia e una serie di coltelli da caccia. È affetto da licantropia.

PORTRAIT: questo è il file, scompattatelo nella solita cartella.


L'imponente figura deforme ringhiava minacciosa, posando su di lui uno sguardo assassino e agitando una mazza che gli avrebbe potuto staccare la testa di netto con un solo colpo. Ebbe appena il tempo di impugnare l'ascia e lo scudo, il troll partì alla carica con passi lenti e appesantiti dalla mole, che facevano tremare il terreno. La bestia roteò quello che sembrava pericolosamente simile a un tronco d'un giovane abete malamente sfrondato e lo mancò per un soffio: l'uomo scartò di lato e, con un brutale colpo d'ascia, gli squarciò la gamba sinistra. Incredibilmente, dalla profonda ferita non uscì nemmeno una goccia di sangue nonostante il colpo d'ascia avesse praticamente portato il femore a vista. L'attimo di distrazione dovuto a questa sconcertante scoperta fu quasi fatale all'uomo, raggiunto da una mazzata che lo fece atterrare venti metri più in là nel sottobosco.
Si rialzò, stordito dalla botta ma lucido. "Ti piace il gioco pesante, eh? Hai trovato pane per i tuoi denti." Da bravo cacciatore qual era, sapeva che la scelta del terreno di caccia poteva essere determinante per l'esito dello scontro, specialmente quando la "preda" aveva un'intera radura per manovrare la propria arma. Non dovette fare poi molti sforzi per attirare il troll all'ombra dei pini, perchè questi caricò a testa bassa abbattendo quegli alberi che lo intralciavano. Continuarono a lottare così, col troll che cercava di colpirlo malgrado l'intralcio e l'uomo che, malgrado la vasta collezione di contusioni e piccole ferite rimediate, era riuscito a infliggere altri tagli sul corpo della bestia, senza che tuttavia sembrasse risentirne più di tanto. Indietreggiando verso il cuore del bosco, mise brevemente a punto un piano per uccidere l'avversario in modo definitivo. La sua occasione finalmente giunse quando il troll si incastrò ottusamente fra due alberi piuttosto robusti per raggiungerlo: sfruttando un tronco abbattuto come trampolino, si lanciò verso il mostro arpionandone la mazza con la lama della sua ascia e, dal bracciale dello scudo, estrasse un pugnale con il quale squarciò il petto della bestia per estrarne il cuore a mani nude. Il troll si accasciò, finalmente morto, dallo squarcio del torace il sangue traboccava stagnante e dal nauseante odore della putrefazione.
L'uomo aveva vinto, ma era sfinito e dolorante e perdipiù lontano dal villaggio. Non sarebbe riuscito comunque a trasportare i due cervi che aveva ucciso, così decise di abbandonarli lì dov'erano e si mise in marcia zoppicando, sperando di arrivare al villaggio prima che sorgesse la luna piena.

Il sole stava per tramontare quando giunse infine a Greylin dal cancello beorniano, quello settentrionale. "Jarsha mi ammazzerà quando scoprirà che le ho disobbedito e mi sono addentrato nei territori di caccia dei troll per accorciare la strada." Si accasciò a terra sopraffatto dalla debolezza, lasciando che i suoi compagni lo raccogliessero e lo portassero al sicuro. Poco prima di svenire avvertì la concitazione intorno a lui e le voci familiari dei due capi Dunedain che lo trasportavano di peso, Tharnor Tasarinan (*) e il capitano Arthanir, portandolo verso la casa di Jarsha, l'anziana sciamana. Poi svenne, scivolando in un mare vorticoso di sogni e ricordi.


Era poco più che un bambino quando Jarsha gli raccontò per intero la storia delle sue origini. Fino a quel momento aveva saputo solo che era nato in una caverna vicino Greylin e lì fu trovato da Jarsha, già all'epoca anziana, e sottratto a una morte certa: la madre era moribonda a causa di complicazioni nel parto, il padre del bambino era sparito nel nulla. La sciamana lo portò con sè a Greylin e venne adottato dal suo clan, quello del Lupo Azzurro, che diventò la sua nuova famiglia. Fu chiamato Vardhran, "zanna di lupo" in antico Beorniano. L'anziana gli aveva però taciuto fin quando era stato possibile di essere figlio di un licantropo: il padre era fuggito una volta scoperta la gravidanza, mentre il fisico denutrito della madre non aveva retto allo sforzo necessario a un parto del genere, poichè era fuggita da un lontano villaggio per tenere nascosta la nascita del proprio figlio. Jarsha raccontò a Vardhran tutto quello che aveva potuto apprendere dalla donna agonizzante, dopo averle promesso che avrebbe cresciuto quella sfortunata creatura. Il ragazzino cresceva e cominciava a mostrare anch'egli i primi sintomi della licantropia, pur non avendo ancora compiuto una trasformazione in lupo mannaro si dimostrava fortemente individualista e diventava più aggressivo all'avvicinarsi della luna piena.

La sua prima trasformazione avvenne a 16 anni, e ne conservava ancora un ricordo terribile. Sebbene Jarsha lo avesse preparato a fronteggiarne gli effetti, ne fu talmente spaventato da andare totalmente fuori controllo. L'anziana donna non potè fare nulla contro la sua forza fisica e Vardhran riuscì a scappare dal villaggio, rifugiandosi nei boschi. Fu Janosh Thunderstorm a stanarlo e, trasformato in lupo, a domarlo e confortarlo fino alla fine della trasformazione. Fu grazie alla sua amicizia che Vardhran riuscì, nel corso del tempo, a guadagnare un minimo di controllo sulla propria trasformazione e quindi a vincere la propria solitudine.
Crescendo divenne un uomo imponente, un cacciatore che torreggiava su tutti gli abitanti del villaggio di Greylin. Tharnor e Arthanir studiarono apposta per lui uno stile di combattimento che si adattasse alla sua potenza fisica e alla ferocia dei suoi attacchi: il risultato fu una combinazione di ascia e coltello da caccia, armi con cui aveva una notevole manualità a causa delle sue occupazioni prevalenti di cacciatore e boscaiolo.

E poi sognò la guerra di dieci anni prima, l'attacco dei non morti e infine l'addio di Janosh per il suo viaggio di formazione, l'unica occasione in vita sua in cui segretamente aveva pianto a veder andare via l'amico con cui aveva condiviso tutto. Da quel momento era tornato ad essere più introverso e distante, solo Jarsha e Neysha - la compagna di Janosh - conoscevano appieno le ragioni del suo malumore. Eppure il suo posto era lì, insieme al clan che lo aveva adottato, impegnato in battute di caccia sempre più ardite per sfamare gli abitanti di Greylin e soffocare la sua inquietudine nell'ebbrezza della caccia.



"Vardhran! Vardhran! Svegliati, maledetto zuccone!" malgrado la testa gli girasse come in preda a una terribile sbornia, riconobbe la voce di Jarsha che lo chiamava. Si accorse improvvisamente che il sole filtrava dalla finestra. "Jarsha? Ugh... quanto ho dormito?" "Più di due giorni... si può sapere cosa ti è successo? Torni a mani vuote e per giunta conciato come uno a cui sia franata una montagna addosso. E abbiamo fatto appena in tempo a tirarti dentro casa, visto che era la notte della luna piena! Un irresponsabile, ecco cosa sei... un bambino idiota nel corpo di un gigante barbuto!" Si era aspettato la strigliata, ma la grinta dell'anziana donna non aveva mai mancato di stupirlo nei suoi trent'anni di vita. "Andiamo Jarsha, alla tua età non è il caso di sforzarsi così tanto a..." e venne interrotto da una poderosa legnata sulla nuca infertagli dalla sciamana, che lo fece schiantare a terra. "Fintanto che il cosiddetto 'uomo più forzuto di Greylin' si farà mettere in riga per la sua insolenza da una vecchia come me, dubito la mia età avrà ragione di preoccupare chiunque." "Un giorno mi spiegherai come hai fatto a vivere così a lungo, però... " "Dieta sana, vita attiva e uso la testa prima che i muscoli... e ovviamente l'essere uno sciamano fa notevolmente la sua parte" gli sorrise Jarsha. "Forza Vardhran, vieni a raccontare cosa è accaduto. Arthanir e Tharnor ci aspettano."
Si recarono insieme nella parte meridionale di Greylin, quella abitata dai Dunedain. Lì furono accolti a casa di Tharnor e Ysiel, di fianco al piccolo tempio dedicato ai Valar. Vardhran raccontò la sua disavventura con dovizia di particolari, soffermandosi in particolar modo sull'assenza di sanguinamento dalle ferite inferte al troll e sull'odore nauseabondo del suo cuore e del sangue che ristagnava nella cavità toracica. I presenti si lanciavano sguardi inquieti, comprendendo meglio di Vardhran il significato e il pericolo insito in quelle parole. "E così, pare che i necromanti siano tornati sulle montagne. Sei stato fortunato a dir poco, Vardhran" disse Arthanir, chiudendosi nei suoi pensieri. "Presto potrebbero essere su di noi: cosa aspettiamo? Raduniamoci e andiamo a sterminarli!" tuonò Vardhran battendo il pugno sul tavolo, incredulo di fronte all'esitazione dei tre saggi. "Questa non è una delle tue battute di caccia dove catturi cervi o massacri qualche goblin, Vardhran! Non possiamo lanciarci a capofitto senza conoscere di cosa sono capaci e perdipiù lasciando il villaggio senza protezione. No, dobbiamo considerare con attenzione come agire." Il tono di Jarsha era definitivo. "Senza contare," aggiunse Tharnor, "che Greylin è in una posizione strategicamente favorita rispetto alle terre circostanti, sarebbe senz'altro più facile difendersi qui da abomini come quello che hai affrontato."
La rabbia di Vardhran esplose improvvisamente. "E questo sarebbe il modo in cui avete intenzione di affrontare il problema? Dare loro il tempo di prepararsi all'attacco nella speranza di raccogliere qualche informazione? A che scopo?" "Vardhran, abbiamo combattuto molte più battaglie di te nella nostra vita e crediamo di avere un po' più esperienza in questo genere di emergenze. Una battaglia affrontata come una rissa da osteria è una sconfitta annunciata, lo vuoi capire o no?" lo rimproverò Arthanir. Odiava ammetterlo, ma il capitano aveva ragione: aveva rischiato la vita per affrontare uno solo di quei troll, una ventina di essi in campo aperto li avrebbero massacrati senza pietà. Ci sarebbe voluta la furia di una tempesta a spazzarli via. "Una tempesta... se solo Janosh tornasse da noi..." borbottò sconsolato fra sè e sè, abbandonando la riunione.

Passò il resto della giornata a intagliare il legno poco fuori dal villaggio, lontano dalla vista dei suoi compaesani. Quando tornò verso la casa di Jarsha, ormai a notte inoltrata, notò che la porta era aperta. Precipitatosi dentro vide Tharnor, Arthanir, Neysha e Ysiel raccolti intorno a Jarsha: quest'ultima era pallida e si stringeva la spalla sinistra, sdraiata nel suo letto. "Jarsha! Che ti è successo?" "L'età che avanza, bambino mio... per quanto la mia vita sia stata finora straordinariamente lunga per gli standard della nostra gente, non potrò durare per sempre. Il mio tempo si sta lentamente esaurendo..." gli rispose la vecchia con un filo di voce. "Vardhran! Avevi ragione oggi, Janosh deve tornare a Greylin, possibilmente prima che il mio tempo sia trascorso del tutto. La nostra comunità ha bisogno del suo sciamano e delle sue alleanze, i nostri guerrieri di un uomo che sappia infiammare i loro cuori. Trovalo ovunque sia, trovalo prima che sia troppo tardi. So che sembra impossibile, ma so che tu ce la potrai fare..." Vardhran le prese la mano, stringendola fra le sue "Lo troverò, te lo prometto... madre." L'anziana donna rimase colpita da quelle parole e, dopo aver ricacciato indietro una lacrima lo abbracciò. "Vai, cacciatore... vai e salvaci tutti..."


(*) = Tharnor Tasarinan è il padre di Janosh Thunderstorm


Edited by Janosh Thunderstorm - 11/6/2014, 20:11
 
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Highway To Ocean
view post Posted on 25/8/2012, 14:51




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