Halandra, deserto dell’Harad, mese di Narvinyë anno 1434 Q.E. Kalayaan era distesa a letto, dormiva tanto profondamente che nemmeno s’accorse che Maysun era entrata in camera a portarle qualcosa da mangiare. La vecchia governante ammirò per alcuni minuti il suo bel volto rilassato, l’espressione serena e felice, poi richiuse la porta e tornò in cucina.
< Deve aver avuto proprio una bella giornata, meno male > disse tra sé e sé.
Lo era stata per davvero, non poteva immaginare quanto. Una giornata talmente emozionante da averla letteralmente travolta. Tanto che le visioni dei suoi sogni nelle due notti successive avevano un unico filo conduttore: l’amore.
- Sogni -
La sabbia… calda e soffice… sono a casa… un uomo avanza verso l’oasi per dissetarsi. E’ un guerriero, stanco per la lunga battaglia, l’armatura sporca e coperta del sangue di chissà quale nemico. E’ mio padre, Ameen Najar, è una visione di rara bellezza, mi sembra di guardarmi allo specchio.
Si mette in ginocchio sorreggendosi con la spada piantata nel terreno, e trova pace e conforto in un sorso d’acqua. Lei è distesa su un ramo accanto a delle rocce, bella e magnifica… è mia madre… lunghi capelli blu come la notte, un corpo perfetto, armonioso e sensuale. Due occhi puri e cristallini… e mio padre la guarda… un altro sorso d’acqua fresca, ecco cosa sono gli occhi di mia madre per lui.
Mio padre si leva l’armatura e le si avvicina … un bacio, tutto ciò che desidera dopo lunghi giorni di battaglia. E mia madre glielo concede… un forte lucore azzurro irradia dalla pelle di entrambi. Ora sono due grandi draghi blu che si sfregano muso contro muso per lunghi istanti e poi si uniscono in una strana danza come fossero un’unica cosa. Ed io li guardo, senza capire, o forse sto solo cercando di scacciare l’idea di averli colti in un momento di intimità. Accidenti sono i miei genitori, non dovrei vederli così!!!
Ho le mani sugli occhi per non guardare, mi sto vergognando da morire! Ma per mia fortuna non sono più coi piedi sulla sabbia, ora sono al freddo, o almeno così mi sembra. Meno male, mi sentivo di troppo tra quei due…
C’è una battaglia in corso in una foresta colma di pini innevati. Un gruppo di elfi sta fronteggiando alcuni esploratori numenoreani… i confini di Angmar… vedo l’oscurità di Carn Dum alle loro spalle. Uno dei neri avanza con lo spadone, uccide un paio di arcieri. E’ alto, imponente, fiero… è il re di Carn Dum, si è lui. Uno dei suoi uomini lo chiama col nome “Elwyn”. Continua a massacrare gli elfi, combatte con forza e determinazione, nemmeno le frecce sembrano scalfirlo… merito di quella oscura armatura. Accade qualcosa di inaspettato, sfila l’elmo e vedo i suoi occhi, sono di un bel rosato acceso e brillante, come quelli della regina Leo. Si inchina verso il corpo di un’elfa bellissima, dai lunghi capelli ramati. E’ ferita eppure Elwyn non le da il colpo di grazia, la prende tra le sue braccia e la stringe con premura. Elor Desh lo raggiunge e litigano…
“Uccidila Elwyn, cosa diamine stai aspettando? Glorfindel sarà qui a momenti!”
Ma il re non sembra nemmeno sentire le parole del suo luogotenente, continua a fissare l’elfa come fosse la cosa più bella che abbia mai visto. Avanza lentamente, ora vedo la donna… ma è… Zeuraya! Oh accidenti è il giorno in cui si incontrarono vicino ad Angmar.
Le immagini cambiano, si fanno ancora più oscure… non sono più nella foresta accanto ad Angmar, ma in un bosco. C’è sempre re Elwyn, si sta esercitando con qualcuno, almeno così sembra. Punta una scimitarra verso Zeuraya, che non ha più i capelli ramati, gli occhi verdi, la pelle candida… la corruzione… si certo sono in una visione successiva! Accidenti come è bella, le dona essere una morion. Sta praticando la sua magia, Elwyn la sfida a colpirlo, giocano e scherzano. Sono davvero una bella coppia. Zeuraya lo atterra con una mano possente e lui ride “Così non vale, mia oscura regina!” le dice. Lei si mette a cavalcioni sul suo amato “Non esistono regole nel nostro mondo, signore del mio cuore” e lo bacia. Ma no… anche loro! Ma che diamine di sogni sto facendo!
Oh ecco Leo… ha il pancione… è assieme ad un numenoreano che conosco molto bene, Ares Entreri. Sono al Passo Gelido e stanno parlando con zia Morwen.
“Spero vada tutto bene con Ares, sono passate alcune settimane d’altronde. Dovresti averci fatto l’abitudine, anche se so bene che non vuoi una guardia del corpo” le dice Leo, mentre Ares accenna un sorriso furbo.
“O certo Leo, mi trovo bene con lui non è invadente” le risponde zia Morwen, e guarda Ares in un modo un po’ particolare.
Ma certo…
E’ ovvio perché si trovi così bene con Ares. Sono l’uno nelle braccia dell’altra, immersi nelle calde acque della piccola oasi vicino alla tenda dei nomadi. Accidenti che bacio! E poi lui le dedica una canzone, mi emoziono nel sentire quelle note così appassionate. Che meraviglia…
“Era da così tanto tempo che non mi sentivo protetta e amata, Ares. Prometti che questa non sarà un’unica notte” gli dice la zia.
“Ce ne saranno molte altre, ora che ti ho trovata non ho intenzione di lasciarti andare, mia principessa. Scoprirai quanto io sia testardo, e quante cose sono in grado di fare per te” le risponde Ares.
Stavolta ho visto solo un bacio, meno male… mi sembra quasi sbagliato dover guardare i loro momenti, ma non riesco ancora a controllare il mio potere.
Questo è un tempio, ma non so in quale città sia. Somiglia molto a quello di Minas Morgul, eppure non è lui. C’è la regina Leo, ha i capelli più corti, indossa una lunga veste nera e rossa, e parla con un’altra sacerdotessa che si chiama Febrith. Dev’essere il tempio di Melkor a Carn Dum, c’è anche il maestro Demitri con la sua sposa, presumo, una bella donna dai lunghi capelli corvini, alta ed elegante, e con un paio di vistose ali rosse. Elisa Dalley, così si chiamava la sua compagna che a quanto so sta ancora pagando per il suo tradimento. Non mi sta per nulla simpatica, ha l’aria da supponente.
Qualcuno entra nel tempio, lo riconosco subito, quel volto è così familiare e mentre lo vedo avanzare in direzione dell’altare gli sorrido, anche se so che è un vecchio ricordo e lui non può vedermi. Zio Morshandar si avvicina a Leo e le bacia una mano senza staccare mai lo sguardo adorante dai suoi occhi rosati … è la prima volta che vedo la regina mostrarsi vulnerabile: espressione spiazzata, balbettante, completamente disorientata. Colpo di fulmine… so che significa, non riesci più a controllare il tuo corpo, sei in balia delle emozioni!
E di nuovo cambia tutto attorno me, cuscini ovunque, tappeti, the e cibo in abbondanza. Ecco di nuovo Leo, è vestita in maniera succinta, penso di sapere cosa sta per succedere….
“Non sono più una donna sposata, Morshandar Khan….” dice allo zio, rilassato su un cuscino.
Non si ode una risposta e di nuovo mi metto le mani sugli occhi, perché lo zio le si è avventato contro con tanta irruenza che i vestiti hanno cominciato a volare in giro per la stanza. Io odio avere queste visioni!!!!
Oh no di nuovo una foresta… e vedo le foglie di Mallorn a terra sotto gli alberi. L’elfa più bella che io abbia mai visto le sta raccogliendo. Quando si accorge di un ferito, lì accanto. All’inizio sembra quasi spaventata, l’uomo a terra ha la pelle molto scura come gli uomini del deserto e i capelli rosso fuoco. Il nonno di Caranthir! E’ qui nei boschi di Lorien che Fearellyn l’ha incontrato la prima volta! E’ così premurosa verso quello che per lei è un nemico, si prende cura di lui e delle sue ferite. Altro esempio di colpo di fulmine, chi l’ha detto che non possa accadere tra due persone che sono l’una l’opposto dell’altra?
E così è stato infatti: Fearellyn è diventata una morion, come è successo anche a Zeuraya. E’ incinta di Morwen e Morshandar, non posso credere di assistere ad un tale evento. Guardarli assieme è qualcosa di indescrivibile, anche se so come andrà a finire una volta che i gemelli nasceranno. Quanto vorrei poter condividere con la gente libera tutto ciò che sto vedendo, perché tutti possano davvero capire che vivere nell’oscurità, nel famoso “male” di cui tanto parlano, non preclude l’amore, la gioia della nascita di un figlio, le emozioni e i sentimenti. La devozione di un drago per la sua compagna… di nuovo mi emoziono…
Per una volta non avrei voluto cambiare visione, ma a quanto pare la mia mente sta seguendo il suo flusso e non mi lascerà prendere le redini, temo sia dovuto a ciò che sto provando che si riflette sul mio potere. A quanto pare ancora dovrò vedere qualcosa….
Di nuovo la neve, ma non sono nella foresta della mia visione di Angmar, sono a Rhùn. Accidenti come è bella, le case in legno decorate con lanterne di vario colore, gli alberi di ciliegio, le imponenti navi mercantili che fanno avanti ed indietro per il porto. E’ come se potessi sentire il profumo delle rose del deserto… ma la pace e la tranquillità che sto provando durano per poco. Un numenoreano si getta giù dalla finestra di un palazzo in fiamme e svanisce nella notte. Yoru? Era davvero lui?
Una guardia porta fuori dal palazzo una giovane ferita… Yuuki, come non riconoscerla.
L’esterno di Rhùn si dissolve e mi ritrovo in un luogo sconosciuto. Vedo due ombre danzare, perché davvero ciò che vedo è un ballo tra due figure agili e sinuose che si spostano all’unisono tra luce ed oscurità. Le loro lame che si incrociano senza mai toccarsi e affondano i colpi nella carne dei nemici con precisione. Semplicemente Yuuki e Yoru, i due maestri delle ombre che mi sono stati accanto negli ultimi giorni, i due amanti che si sono ritrovati ed ora assieme svolgono il loro compito. Faccio fatica a seguirli, i loro avversari sono spacciati. V’è solo un altro ostacolo, Yoru punta la sua lama alla gola del vecchio, Yuuki alle sue spalle, un attimo ed è tutto finito.
Quando Kalayaan si svegliò, il sole era già alto in cielo. Sapeva di essere in ritardo per raggiungere l’Ambasciata, allora decise di usare un portale e di fiondarsi negli archivi alla velocità della luce. Per sua fortuna nessuno si era accorto della sua assenza e tirò un sospiro di sollievo.
Trascorse il resto della mattinata e parte del pomeriggio ad archiviare tutti i documenti che riguardavano i traffici delle spezie da Halandra a Minas Morgul e Rhùn. Durante una delle poche pause che si concesse, disegnò la gran parte delle immagini che aveva visto nei suoi sogni, con la sua solita precisione soffermandosi sulle linee dei volti, i particolari dell’ambiente. Non aveva nulla da invidiare ai pittori professionisti.
Fu solo al tramonto che le preoccupazioni cominciarono ad affollarsi nella sua mente: Caranthir stava bene? Era uscito illeso dalla sua escursione nel deserto? Era già rientrato a casa? Holan lo aveva accompagnato?
Cercò di scacciare i pensieri, d’altronde le aveva promesso che sarebbe tornato quanto prima. Questo però non la consolava del tutto, perché per quanto fossero passati solo due giorni, lui le mancava davvero tanto.
Raggiunse la torre di Morwen utilizzando un portale dimensionale ed entrò direttamente nella camera del giovane, ma lui non c’era. Kalayaan si guardò intorno, annusando il profumo del loto provenire da un vaso accanto al camino acceso. Si avvicinò al letto lasciandoci qualcosa e, dopo aver dato un’ultima occhiata alla stanza, aprì un altro portale per raggiungere Halandra.
Posato su un cuscino vi era un ritratto di Caranthir con una dedica in haradrim.
“Quasi più bello dell’originale, non trovi? Kala”