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*Il Risveglio del Luttuoso*

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view post Posted on 5/8/2017, 13:36
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Residenza Loke:

L'interno silenzioso e buio, le stanze vuote ma ordinate.
Dagli alloggi riservati alla servitù si ode il suono tipico, anche se lieve, della vita.
Tre donne accudiscono i loro bambini e tre uomini, seduti attorno ad un tavolo parlano sul da farsi.
"Secondo voi il padrone è ancora vivo? È sceso li sotto più di un anno fa, per me ci è rimasto secco" dice il primo.
"Difficile, lo hai visto? Sembra uno zombie che cammina... camminava, per quel che ho memoria" dice il secondo
"Per me ha ragione lui -dice il terzo indicando il primo uomo- è morto e noi stiamo qui a marcire mentre abbiamo un enorme fortuna, direi di scendere prendere le chiavi di questa casa arraffare quanto possiamo di valore e tornarcene a Rohan"
Gli altri due al suo dire annuiscono convinti.
Il Giorno dopo i servi si preparano, portano tutte le loro cose nel grande spazio davanti alle scale pronti ad andarsene verso la libertà.
I tre uomini scendono la grande scalinata in fila indiana, aprono la porta di ferro e si ritrovano nella prima parte dei sotterranei dove vengono tenute le provviste, con loro grande stupore trovano la grande cupola di metallo, che porta nei sotterranei privati del padrone, aperta “che Fortuna!” esclamano quasi all’unisono i tre uomini di Rohan spezzando per qualche secondo la tensione del momento.
Si posizionano al centro del grande cerchio, con estremo nervosismo e pregano i Valar che vada tutto bene.
In una frazione di secondo si ritrovano nel cuore dei sotterranei, si guardano attorno immersi nel silenzio più totale, l’aria è carica di polvere e molte ragnatele sono visibili sul banco alchemico nella stanza alla loro destra ma quello che attira la loro attenzione è una figura in fondo alla stanza di sinistra, la sagoma di un uomo giace come addormentato su di un piccolo trono di pietra, il capo curvo verso il basso, la mano sinistra scheletrica alla vista, appoggiata sul bracciolo mentre la destra guantata stringe, piantata sul terreno, una nera staffa d’ebano con in cima un teschio d’argento, il volto della figura è coperto da un cappuccio di tessuto nero, l’abito che indossa è di nobile fattura e sembra che il tempo non lo abbia intaccato e rovinato.
I tre uomini all’unisono di avvicinano di qualche passo “padrone?” pronuncia il primo servo lievemente, aspettandosi una reazione della figura cosa che non accade “Padrone?” ripete, adesso con più voce e con più sicurezza, di nuovo la figura non sembra muoversi, quindi il giovane si volta verso i suoi compagni sorridendo lievemente
“Visto che vi avevo detto è morto, finalmente, questo fa di noi uomini liberi, liberi di prendere quel che vogliamo, quel che ci serve per vivere comodamente fino alla fine dei nostri giorni, liberi di tornare nella nostra terra, liberi…” uno svolazzare seguito da un gracchiare interrompe ed attira l’attenzione dei tre, un corvo molto più grande del normale plana da sopra il soffitto, in quel momento i Rohirrim si accorgono che appollaiati su apposite sporgenze sul soffitto si trovano decine e decine di corvi neri dagli occhi rossi.
La Paura lievemente sorge all’interno dei loro cuori e spostano lo sguardo nuovamente sul grosso corvo che ora si è appollaiato sulla cima del bastone, li osserva uno ad uno dopo di che comincia a beccare la testa della figura sul trono di pietra, per poi rimanere immobile.
I tre uomini si guardano dubbiosi poi un rumore secco di ossa che si rompono riporta la loro attenzione sul trono.
Un lungo sospiro accompagna quei movimenti, lenti, che portano quello che poco prima era un cadavere ad essere “vivo”, la figura fa leva sul braccio destro aiutandosi con la nera staffa e dandosi una lieve spinta con la mano scheletrica rimanendo gobbo nel suo lento alzarsi.
Nel mentre i tre servi indietreggiano impauriti rimando ad osservare i movimenti del loro padrone.
La schiena in un inquietante scricchiolio tira su il busto e la testa lentamente rotea prima di fermarsi in posizione eretta.
“Intrusi - una cupa voce sepolcrale esce da sotto il cappuccio – intrusi nel mio laboratorio, come avete osato!” due chiari luccichii si intravedono sotto il cappuccio, al’altezza degli occhi.
Il secondo uomo prende coraggio “N..noi erav..” la nera staffa ticchetta una singola volta sul pavimento e l’uomo si tramuta in una statua di pietra.
Il primo servitore , vedendo la scena, si gira e corre verso l’uscita “oh no, non te ne andrai” alle sue spalle la voce seguita da un altro ticchettio e un dardo di fuoco colpisce la schiena dell’uomo in fuga che cade in terra gravemente ferito.
Il terzo Rohirrim allora velocemente si prostra chinando il capo “PIETA’ mio signore Mord Pietà” lo implora con voce tremante.
Il necromante di tutta risposta fa un passo in avanti “pietà? Ti sembra che io sia famoso per dispensare pietà? Vi avevo avvertito del peso delle vostre azioni adesso la pagherete con il sangue.”
L’uomo comincia a piangere mentre Mord Loke lo supera ticchettando la nera staffa in terra, alza il capo osservando i neri volatili appollaiati sul soffitto “Saziatevi della sua carne” ordina con voce atona e immediatamente lo stormo di Corvi si fionda sul servo, il quale urla per le molteplici ferite che gli vengono velocemente inflitte, urla che vanno sempre di più affievolendosi fino a placare del tutto.



Le tre donne con i loro bambini si guardano nervose
“è passato molto tempo da quando sono scesi, che sia successo loro qualcosa?” chiede la prima.
“Staranno cercando le chiavi di questo luogo cosi potremmo…”
Le sue parole si interrompono quando le tre sentono provenire dalle scale un lieve ticchettio, sempre più forte, sempre più vicino.
“Ecco i vostri cani” dice la voce sepolcrale mentre le teste dei tre servitori cadono e rotolano ai piedi delle donne, le quali urlano di terrore, prendono i bambini e corrono verso gli alloggi della servitù.
“Tornate immediatamente a lavoro – le raggiunge la cupa voce del necromante- questa casa ha bisogno di una pulita, muovetevi”.
Lentamente la figura si dirige verso la porta di casa sorpassandola ed uscendo nel suo cortile, osserva il cielo “Láthspell è tempo di tornare a camminare su questa terra, è tempo di mettere i nostri servigi a favore di sua maestà e alla città” sussurra al grosso corvo il quale china il capo e telepaticamente risponde “Come il padrone vuole”.
Mord Loke Necromante, signore sulla via del pallido, mummificatore della nobile città di Minas Morgul, membro dell’Ordine del Drago e fedele seguace di Melkor portandosi la mano scheletrica sul petto batte una singola volta la nera staffa in terra scandendo le parole che dice con tono fermo e potente:
“Miei servi, miei occhi e orecchie, rispendete alla mia chiamata e al mio richiamo ora vi ordino, Volate, volate per queste terre raggiungete le città e riferitemi ogni fatto. Andate”.
Alle sue spalle, da apposite fessure, la miriade di corvi si riversa nel cielo sovrastante la casa volando in cerchio, come ha formare una nera nube carica di pioggia, dopo qualche istante i corvi si sparpagliano nel cielo prendendo direzioni diverse, mentre la nera figura varca i cancelli della sua cupa dimora percorrendo, di nuovo, le strade della città.
 
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