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BG Rajid ibn Fahlan

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FeatherBlue
view post Posted on 10/7/2012, 23:49




H: 1,95 m
Peso: 90 kg
Capelli: corvini
Occhi: una volta erano neri, ora sono azzurro ceruleo, simili a vetro
Età: 20
All: Neutrale malvagio

Classi: Stregone liv. 40 Elementalista e Trasmutatore.

Razza: Haradrim, ma cresciuto su una nave pirata

Segni particolari: ha un marchio a fuoco sulla spalla sinistra, che raffigura uno scorpione circondato da una luna, segno del suo padrone quando era uno schiavo.

Un obbiettivo minimo: vivere la propria libertà, ritornare sul mare e imparare a controllare il proprio potere.

Quello che ricordava di quella notte era il fracasso delle lame contro altre lame, la concitazione dei combattimenti… e poi: acqua salata che gli riempiva i polmoni, e le grida dei suoi compagni che tentavano di non affogare, chiamandosi gli uni con gli altri mentre i flutti scuri della baia di Belfalas cercavano di inghiottirli come spaventosi leviatani… la dea del Fulmine che si allontanava nella notte, abbandonandoli in mare a morire…

Fin da ragazzino era stato problematico, una vera peste.
Sua madre, Raaja, era una schiava di un nobile mercante, la più bella del suo serraglio. Lui, il figlio bastardo, era il ritratto vivente di suo padre con la bellezza delicata della madre, ed essere schiavo non lo aveva mai soddisfatto. Era irrequieto, e le sue scappatelle costavano fin troppo alla carovana nel deserto, per questo Padrone lo aveva marchiato a fuoco col ferro che si usava per i cammelli e per i cavalli: “Così sapranno tutti che sei un mio oggetto, non potrai nasconderti a nessuno.”
Per provare al padrone che lui non era l’oggetto di nessuno, gli aveva ammazzato uno dei figli con un coltello rubato dalla cucina.
Per dimostrare al ragazzino di poter trattare i suoi oggetti come gli pareva, il Padrone aveva impiccato sua madre, vendendo poi lui ad una ciurma di pirati ad Umbar.
I primi mesi della sua vita da pirata, quel marmocchio di quindici anni li aveva passati nella quasi assoluta apatia, convinto della propria sconfitta, convinto di essere una nullità. Era stato Fahlan, capitano della Dea del Fulmine, a risollevargli il morale. In due anni lo aveva reso un perfetto lupo di mare, poi lo aveva liberato dalla sua condizione di schiavo adottandolo e lo aveva nominato nostromo, e Rajid (ora Rajid ibn Fahlan) aveva giurato sulla sua povera madre di vendere l’anima a tutti i diavoli dell’aldilà pur di servire quell’uomo che gli aveva donato un futuro.
Era nostromo della Dea del Fulmine da tre anni oramai (“Il più giovane nostromo della costa dei pirati!” si vantava sempre il capitano Fahlan) quando avevano imbarcato sette dei più brutti e sporchi bucanieri che avessero mai visto. E lì erano cominciati i problemi.
Lui lo aveva detto, al capitano Fahlan, di mettere fuori la passerella e buttarli tutti ai pesci, ma avevano appena perso sette uomini in un assalto ad un mercantile gondoriano, e per governare una nave grande come la Dea del Fulmine avevano bisogno di quei marinai, per quanto attaccabrighe. Così se li erano tenuti, e questi per tutta risposta avevano iniziato a sobillare il resto della ciurma, mettendo i marinai contro al capitano Fahlan, al medico di bordo, al timoniere e a lui, il primo ufficiale. Li aveva scoperti, li aveva fatti frustare, e poi il capitano aveva dato loro la seconda e ultima possibilità.
Poi, dopo qualche giorno di navigazione, era arrivata la tempesta.
Ne avevano già affrontate tante di tempeste come quella, non era un grosso problema. Stava sul ponte a strillare ordini, come tutte le altre volte, quando un fulmine aveva preso dritto l’albero di maestra spaccandolo in due come un’enorme accetta di luce… e lui era appoggiato proprio lì.
Era stato sbalzato a sfondare di schiena la porta che cunduceva alle cabine, perdendo i sensi.
Quando si era svegliato, ore dopo, erano in secca in una calletta nascosta, la tempesta era finita, la nave aveva riportato parecchi danni… e lui era diverso.
Gli occhi, che erano sempre stati neri come il carbone, erano ora di un azzurro ceruleo, simile a vetro soffiato, e tutti i marinai riconobbero all’unanimità che Rajid, figlio di Fahlan, era stato “toccato dalla tempesta”. Una vera sfortuna, per uno che era stato addirittura nostromo! I “toccati dalla tempesta” non avrebbero mai più potuto prendere il mare, perché la tempesta li avrebbe seguiti ovunque, affondando ogni legno sul quale si sarebbero imbarcati, portando sfortuna ai marinai ed al capitano, e chiamando i fulmini sugli alberi e sulle vele.
Il capitano Fahlan ci aveva riso sopra, aveva mandato al diavolo un paio dei suoi e ne aveva stesi un altro paio, finchè il timoniere ed il medico di bordo non avevano convinto il resto della ciurma a tacere. Non avrebbe perso il suo nostromo per una superstizione idiota! Quello che dovevano fare era rimettere in sesto la Dea del Fulmine e assaltare il primo mercantile che avessero trovato sulla loro rotta, tanto per rifarsi dei bei soldoni sonanti che erano usciti dalle casse per ultimare le riparazioni. Ma la prima razzia non era andata come speravano (il mercantile era vuoto) e la seconda nemmeno (un carico di carne sotto sale da consegnare ai ranger dell’Ithilien), così i sette ultimi arrivati erano riusciti nel loro intento: ammutinarsi.
In una notte senza luna, avevano assalito le cabine degli ufficiali e li avevano buttati a mare… per primo lui, il nostromo “toccato dalla tempesta” che aveva portato sfortuna.
Lui, il capitano Fahlan, il timoniere e il dottore erano arrivati vivi per miracolo ad una spiaggia sperduta, nuotando come disperati, sostenendosi gli uni con gli altri quando erano troppo stanchi per continuare a dar bracciate, e su quella lingua di sabbia, mentre si riscaldavano al fuoco di legna portata dalle maree, avevano stretto un solenne patto di sangue: presto o tardi si sarebbero ripresi la Dea del Fulmine, ammazzando come cani gli ammutinati.
Così erano partiti, ognuno per la sua strada, con la promessa di incontrarsi a Umbar entro un anno, quando il capitano Fahlan avesse trovato una nuova ciurma ed una nuova nave per partire a riprendersi la propria.
Rajid aveva trovato un passaggio verso Tharbad, nascondendo bene il volto per non far scorgere gli occhi cerulei, e da lì aveva proseguito verso Brea. Su una nave era il meglio che si potesse trovare, ma sulla terra non era altro che un ventenne ignorante, e così si era ritrovato a ricominciare d’accapo. Ebbene, avrebbe imparato a controllare il suo “dono”, quella cosa che gli era nata dentro dopo esser stato “toccato dalla tempesta” e che ora gli permetteva di controllare le scariche elettriche e compiere piccoli trucchi. L’avrebbe controllata, e suo padre Fahlan avrebbe avuto non solo un ottimo nostromo, ma anche un potente stregone per la sua Dea del Fulmine.
Tutto stava, si disse Raj, a rimanere vivi per un altro anno ancora.

Edited by FeatherBlue - 11/7/2012, 01:31
 
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Highway To Ocean
view post Posted on 11/7/2012, 00:00




Mi piace la storia, hai sfruttato bene quel poco che sai, purtroppo non è granchè contestualizzata. Non posso darti premi aggiuntivi, ma il bg è sicuramente carino e scritto bene.

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FeatherBlue
view post Posted on 11/7/2012, 12:38




Sono un cretino, lo ammetto. Nel fare il pg ho sbagliato nome... E' possibile cambiare il cognome del pg con quello scritto qui? (Per intenderci cambiare Alabas in Fahlan).
 
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Highway To Ocean
view post Posted on 11/7/2012, 12:39




Chiediamo a Este quando c'è, ti sa dire qualcosa lei. ^^ La prossima volta, anzichè prenderlo dal 13° Guerriero, inventatelo :)
 
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view post Posted on 11/7/2012, 12:54
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DM Este - Colei che può usare il magico tastino del "BAN"

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Te l'ho sistemato! ^^
 
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4 replies since 10/7/2012, 23:49   66 views
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