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Fuoco e Ghiaccio, BG di Kalayaan Najar

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view post Posted on 1/7/2012, 15:18
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DM Este - Colei che può usare il magico tastino del "BAN"

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Lago di Lorellin, Valinor

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Nome: Kalayaan Najar

H: 145 cm

Peso: 42 Kg

Età: 11 anni effettivi divenuti 16 per la magia di crescita di Gheldar Menthor

Capelli: blu notte (dovuti alla sua natura draconica)

Occhi: blu

Classe: 30 Stregone / 10 DDR

Razza: Haradrim/Sangue di Drago Blu

Allineamento: Caotico Neutrale (passaggio a Legale Malvagio)

Divinità: Melkor (una volta passata al lato oscuro)

Segni particolari: di una bellezza pura e cristallina, non porta dei tatuaggi o altri segni evidenti (almeno per il momento) se non una pelle provvista di impercettibili scaglie che producono un lucore azzurro, e ali da drago blu a confermare la natura del suo sangue. E’ una giovane dolce e premurosa, intelligente e acuta. I tratti che la caratterizzano sono la fedeltà e la devozione: tutto ruota intorno a ciò che per lei è importante e intoccabile. La docilità si trasforma in pura ferocia laddove viene colpito ciò che per lei è sacro.
Adora la musica e suona l’arpa e il flauto di Pan. E’ nota la sua abilità di invocatrice, quella di divinatrice è ancora oscura. Secondo quando predetto da sua madre, Kalayaan praticherà l’idromanzia (divinazione tramite l’acqua) con la capacità specifica di vedere e interpretare con chiarezza soltanto il passato.




AMEEN E NIHILIS

L’occhio di Sauron non scrutava più l’orizzonte da molti mesi e nel deserto a sud gli haradrim si riorganizzavano sotto il comando del loro re. Ameen Najar era uno dei pochi guerrieri sopravvissuti alla disfatta degli Olifanti nel Pelennor, ed ora era suo compito addestrare le truppe alate. Anche lui lo era, nella sua nobile famiglia scorreva da molte generazioni sangue di drago blu. Ne andava talmente fiero da mostrarle in ogni occasione, non poteva esserci combattente migliore per insegnare la disciplina alle nuove reclute.
Qualcuno lo aveva notato apprezzando il suo manifestare con orgoglio la discendenza draconica. Qualcuno che ogni notte lo attendeva all’oasi, dove si consumò per molte settimane il loro amore.
“Avremo una figlia e tu la crescerai quando io me ne sarò andata, tu farai in modo che si compia il suo destino. La nostra bambina avrà il potere di vedere ciò che è stato da quando i Valar hanno cantato, comanderà il fuoco e il ghiaccio” gli disse la fanciulla che aveva rapito il suo cuore, mentre il tramonto colorava di un arancione intenso la volta celeste.
“Non voglio che tu te ne vada… ripensaci, noi tre potremo davvero vivere come una normale famiglia” rispose Ameen, carezzando dolcemente il suo ventre.
“Ho lasciato altri compagni, altri figli… nonostante tu sia un sangue puro non sei comunque degno di avermi tutta per te. Ti ho scelto perché nostra figlia sarà come me, avrà il sangue di mio padre. Ameen…ricorda che dovrai farle vedere tutto, come ti ho spiegato. Non mi deludere, o ti ucciderò”.
“Sono il tuo umile servo, Nihilis” e la baciò per suggellare la promessa. E per il resto della notte ascoltò il suo canto, rapito da quella voce meravigliosa.



KALAYAAN

Pioveva da molte ore, cosa rara per una città desertica. Nihilis stava partorendo assistita da una sacerdotessa dalle ali d’argento, mentre Ameen percorreva nervosamente il corridoio avanti e indietro. Si udì il primo vagito della bambina e la tensione calò improvvisamente. Sua figlia era nata, aveva la pelle scura come gli haradrim e un ciuffo di capelli blu come sua madre, ed era così bella da non sembrare vera. Come tutti i genitori erano fieri della loro opera, e rimasero a guardarla in silenzio, fino a quando la madre non scelse il suo nome.
“Kalayaan, colei che danza nella tempesta”.
Ad Ameen piacque molto e lo fece incidere in un ciondolo d’argento a forma di cetra: *Kalayaan, figlia di Ameen Najar e Nihilis*.

Qualcosa nella Terra di Mezzo però stava cambiando, il Signore degli Incubi aveva portato con la sua musica la pestilenza e molti popoli furono decimati. E poi arrivò Raknar, e Nihilis dovette andare via per raggiungere i suoi fratelli. La donna si inginocchiò davanti alla sua bambina di quattro anni e le posò un tenero bacio sulla fronte. Accadde qualcosa di impercettibile per i più, ma Ameen se ne accorse. Dove Nihilis aveva posato la labbra era rimasto un piccolo segno, come se qualcuno avesse impresso un simbolo con l’inchiostro e la pelle lo avesse assorbito.
“Un giorno ti ricorderai tutto, piccola mia” disse Nihilis nella lingua dei draghi.
Kalayaan annuì, aveva capito le parole di sua madre. E rimase sulla porta di casa a guardarla finché non vide più la sua figura. Nihilis le aveva fatto un incantesimo, si sarebbe dimenticata tutto.

Quando suo padre partì con un manipolo di uomini a combattere Raknar e non fece mai più ritorno, ad occuparsi di lei rimase solo una vecchia serva, una donna di umili origini talmente ignorante da non aver capito le ultime parole di Ameen prima della partenza: invece di portare la bambina al tempio dove aveva lasciato il suo testamento, l’aveva condotta ad Umbar, la città dove era nata e dove possedeva una piccola casa. La donna sapeva della discendenza della bambina, di cosa sarebbe diventata un giorno, per questo le impedì di uscire e di vedere il mondo, ma soprattutto la preservò da Raknar. Le uniche gioie di Kalayaan erano i suoi animali e i pochi libri che la serva era riuscita a portare via dalla casa dei Najar. La bambina era intelligente e cominciò a farsi una cultura tra i tomi di famiglia, praticando di nuovo la magia, per lo più dei trucchetti. E tra quelle mura trascorsero sette lunghi anni.

Era undicenne, i tratti di suo padre e quelli di sua madre perfettamente uniti e mescolati, e stava per vedere il mondo, così come era realmente e non come disegnato e descritto sui libri. La serva era andata via, morta durante la notte per la vecchiaia. Kalayaan si fece coraggio e aprì per la prima volta la porta di quella casa uscendo in direzione del porto. Approfittando di un attimo di distrazione dei mozzi indaffarati sul molo, salì su una delle navi e per tutto il tragitto rimase nascosta nella stiva tra i sacchi dei legumi e le spezie.



THARBAD

L’aria fresca di Tharbad non era impregnata dell’odore acre di Umbar. E la gente le sembrò addirittura più cordiale, finché un gruppetto accanto alla locanda non cominciò ad inveire nella sua direzione lanciando degli oggetti. E un marinaio, un uomo di mezza età con dei baffi importanti, la insultò.
“Sporca haradrim, tornatene a casa!”
Kalayaan non capì quelle parole e, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato, chiese scusa in direzione dell’uomo ed entrò di corsa al Bicchiere Elfico.

L’oste Wally era molto premuroso ed ogni giorno le donava un cesto colmo di bontà, pietoso nei confronti di quella bambina così sola e spaesata. Kalayaan non sapeva come sdebitarsi e si sentiva a disagio. Decise di non accettare la camera che Wally le aveva generosamente offerto, e per molti notti dormì accanto ad un fuoco protetta dai suoi animali. E forse fu quella la causa delle sue continue febbri, almeno a quanto dedusse la sacerdotessa di Tharbad. In realtà la bambina cominciava a manifestare i primi tratti draconici, il potere del suo sangue si stava risvegliando e con esso la magia. E notte dopo notte si agitava nel sonno, i ricordi della sua infanzia cercavano di emergere, ma Kalayaan non era in grado di interpretarli perché sua madre aveva usato un incanto sulla sua memoria. A lei piacevano quei sogni così colorati dove suo padre sorrideva felice accanto ad una donna bellissima dai capelli blu, dove la luce filtrava dalle tante finestre dell’enorme casa, e la notte le fresche folate di vento portavano con sé il dolce profumo del loto fino alla culla piena di sonagli e campanelli. Aveva il potere di vedere tutto ciò che era passato, ma non avendo mai praticato la divinazione lentamente quella magia si era assopita.

Non era cominciato come un giorno speciale quello che avrebbe dato una svolta a tutta la sua vita, ma come uno dei tanti. Kalayaan passeggiava per le strade di Tharbad, la sua pantera pochi passi indietro a raccogliere i bocconcini di carne che la sua padroncina disseminava per il selciato.
“Hral, non infastidire la gente!” urlò in direzione dell’animale che si era fermato ad annusare un passante.
“Non ti preoccupare anche io ho una pantera, e so che gli piace tantissimo questo” e con la mano lo straniero accarezzò la bestiola accanto alle orecchie, cosa che sembrò gradire molto.
Kalayaan sorrise al giovane dalla chioma rosso fuoco, bello e gentile, e allungò una mano nella sua direzione.
“Io sono Kalayaan, signore”
“Ed io sono Caranthir, piacere di conoscerti” e la mano del giovane strinse delicatamente quella della bambina.

E da lì tutto sarebbe cambiato…


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