| Il sangue continuava a scendere lungo i bordi della vasca goccia dopo goccia, il dolore aumentava ad ogni tocco. Sywyn c’era andato davvero pesante… Avevo fatto qualcosa di profondamente sbagliato.
“Non la potete punire per aver ucciso quell’essere spregevole! Suo padre era un collaboratore del mercante di schiavi, prima o poi sarebbe morto” disse Tindra a Morrow. “Ha agito spinta da motivazioni personali, ha gettato le colpe su Marey, una delle nostre spie ad Umbar. Potrei anche lasciar correre, ma stiamo parlando di un’umana, non di una numenoreana” la voce di Danko era come sempre pacata, come se niente al mondo lo potesse turbare. “Un’umana che ha giurato fedeltà alla nostra regina, Morrow. Un’umana che ha abbracciato l’ombra e tiene testa a molti dei nostri maestri. Pensaci bene, ti chiedo solo questo” “Io ho già deciso, Sywyn e Nelad la stanno aspettando di sotto. Lo sai come funziona qui, Tindra, anche tu ci sei passata”. “Io però non avevo da fare i conti con la mia umanità e i sentimenti, Morrow. La ragazza non è pronta per la prova del Sotterraneo, e tu sei davvero sicuro di volerla lasciare in mano ai nostri fratelli? La uccideranno, il suo corpo non reggerà” “Sorella mia, il fallimento della prova è di sé per un successo… la sua ombra la guiderà dopo aver preso il sopravvento. Siamo in guerra con i morti, non possiamo permettere che i nostri ragazzi si lascino distrarre da questioni personali o altro… Vuole essere una maestra? Ce lo deve dimostrare, questa è la mia ultima parola” detto questo Danko sollevò il cappuccio sulla testa, fissò per un attimo Tindra e sparì avvolto dalle ombre. La donna si limitò a scuotere la testa, per quanto avesse fiducia nell’allieva di Yuuki era consapevole di quello che le avrebbero fatto i suoi fratelli. Si avviò nell’androne a cercare Yoru, sapeva che il giovane principe aveva una certa influenza sù Moril, l’unico che era in grado di far cambiare idea a Morrow. “Mia signora” esclamò Yoru nel vederla, chinando appena il capo. “Ho bisogno che tu chieda a Moril di pensare a ciò che gli ho detto stamattina. Non ritengo che la giovane sia pronta, i miei fratelli la massacreranno. Non v’è saggezza nel loro operato”. “Ho già parlato con il Principe delle Anime.. è d’accordo con Morrow e ha consigliato lui quale dei vostri fratelli mandare nell’arena”. “A questo punto mi auguro che la fiducia della vostra sposa sia ben riposta, principe Mor’dahud”. “Nel suo operato di saggezza ve n’è, mia signora”. E i due si scambiarono un sorriso d’intesa, anche se nel profondo del loro cuore sapevano che per un’umana la prova del Sotterraneo era peggio della morte.
Il sotterraneo era immenso, a sinistra si procedeva per il ponte sospeso dove si mettevano alla prova i riflessi, a destra i muri illusori. Ero bendata ma non avevo paura, nonostante l’avvertimento di Morrow. “Hai commesso un errore, Isobel Fynn. Per avere la nostra fiducia affronterai le Ombre nel sotterraneo. Sei davvero una maestra? Dimostracelo”. Affrontare le Ombre… c’ero riuscita una volta, ma qui si trattava di combattere contro due, forse tre maestri anziani. Io potevo cantare, proteggermi ulteriormente, ma ero davvero pronta a VEDERE la vera oscurità di Morgul? Ne ero sicura. Ma quanto mi sarei sbagliata, quanto avrei avuto torto. Mi lasciarono davanti al primo muro, tastai la parete con le mani e capì che la mia prova sarebbe stata quella dell’illusione. Tindra mi levò la benda, lentamente, e posò la sua mano sulla mia fronte. Buio totale e la prima cosa che vidi non mi piacque per nulla… al di là del muro mi aspettava Nelad. D’istinto cercai di cantare, ma la prima nota si soffocò in gola, e capì di essere silenziata. Il principe mi prese per un braccio con delicatezza e mi chiese di chiudere gli occhi e ascoltarlo. “Se vuoi essere un maestro delle Ombre, la tua missione è proteggere chi ti viene assegnato senza fare troppe domande, senza prendere iniziative. Godi di libertà di azione, ma sei fedele al nostro Ordine, alla nostra parola. Come umana hai una debolezza: i sentimenti. Sei ancora legata ad una vita precedente che non ti appartiene più, non permetti all’Ombra di entrare nel tuo cuore, sei imperfetta. Ora io ti chiedo Fynn, sei davvero sicura di voler entrare in questa grande famiglia? Sei pronta a sacrificare la tua individualità per il gruppo? O per un tuo capriccio qualcuno morirà in battaglia?” Non potevo parlare, emettere alcun fiato, mi limitai ad annuire. “Non ti credo…” e svanì. Il muro alle mie spalle si sollevò e mi ritrovai bloccata tra quattro pareti in uno spazio vuoto. Ad un angolo una donna era rannicchiata a terra, le braccia strette attorno alle gambe. Era mia madre, il volto tumefatto, le lacrime che cadevano copiose lungo le gote. All’angolo opposto un numenoreano ferito che invocava il mio aiuto. Ero indecisa, sapevo che mia madre era morta e non poteva essere lì, eppure qualcosa mi spinse verso il suo angolo, del numenoreano non me ne importò un bel niente. Nelad mi colpì su un fianco, sentì qualcosa rompersi e sputai sangue a terra, il dolore esplose ma non avendo voce fu un lamento silenzioso. Nell’angolo ora vi era Yuuki con gambe e braccia legate, nell’angolo opposto un altro maestro delle ombre, con una lama conficcata dentro un braccio. Scelsi di salvare la mia maestra, e Nelad mi colpì sul fianco opposto con una violenza tale che mi buttai in ginocchio. Yuuki lasciò il posto a Veldrin, supino con una mano posata sull’addome per impedire al sangue di fuoriuscire dalla ferita. Sarei andata da lui se non avessi visto Caranthir a terra, minacciato da uno scheletro. Aveva trovato la mia più grande debolezza, che bastardo… Nelad si mise a ridere e con un pugnale mi rigò il lato sinistro del viso, dalla bocca all’orecchio.
“Non agire in base a ciò che il tuo cuore vuole, rifletti e da’ priorità alle situazioni critiche. Non devi salvare chi ami, ma chi ha bisogno di te, devi fare il tuo dovere”.
La mia ombra… saggia consigliera. Mi alzai dolorante, e alle prove successive fui impeccabile. “Molto bene, Fynn, vedo che cominciamo a capire come funzionano le cose. Prosegui” e mi aprì un varco verso il ponte sospeso, dove ad attendermi era Sywyn, l’unica persona al mondo che riusciva a mettermi soggezione. Quando vide la ferita sul mio volto e l’espressione di dolore, accennò un sorriso. “Mia bella Fynn, mi aspettavo di peggio, almeno riuscite ancora a camminare. Ma ora ci penserò io a voi. La mia prova consisterà nel misurare la vostra tempra e la vostra volontà. Mi dovrete dimostrare che è l’Ombra a guidarvi, e non viceversa. Un maestro non prova sentimenti, è duro e freddo come il ghiaccio. Esegue il suo compito in maniera pulita, protegge con la propria vita chi gli è stato assegnato, non si lascia distrarre dalle frivolezze del mondo, ne prende parte si, ma con distacco. E’ un’Ombra reale, il suo mondo è l’oscurità. Voi siete umana, la corruzione vi ha portata a noi, se volete essere una sorella dovrete cedere totalmente al lato oscuro, non basta esserci con la testa, dovete esserci con il cuore”. Velocemente il principe svanì tra le ombre per apparire alle mie spalle, tanto agilmente che non riuscì ad evitare che mi prendesse le mani per legarle dietro con una spessa corda. Liberarsi era inutile, più ci provavo più la corda si stringeva attorno ai polsi. Sywyn mi gettò dal ponte verso il baratro, per mia fortuna l’acqua al di sotto attutì la caduta. La voce mi era tornata perché quando urlai l’eco si diffuse nella grotta. Sywyn era davanti a me e mi sferrò un destro che mi fece ricadere in acqua. Con le mani legate facevo fatica, non mi potevo difendere, ma potevo ancora svanire tra le ombre e prendere tempo. Il principe, però, era fin troppo abile e riusciva a percepirmi ogni volta. “Perché sei qui a Morgul, Isobel Fynn?” “Per servire la regina e il popolo oscuro” gli urlai in faccia. “Perché sei qui a Morgul? Perché?” e mi colpì all’altezza dello stomaco, facendomi sputare sangue. “Perché sono un’assassina, non sono più una debole umana… sono un’ombra!” faticavo a parlare e a respirare, avevo di certo un’emorragia in corso. “Perché ci hai disubbidito e hai ucciso tuo padre, perché hai permesso alla tua umanità di prendere il sopravvento?” “Non meritava di vivere! L’ho fermato!” “Ti avevamo proibito di prendere iniziative personali, essere un’ombra non ti da’ diritto di sfruttare le capacità che ti abbiamo insegnato per sistemare vecchi rancori” e mi colpì di forza sulla caviglia sinistra. La sentì spezzarsi, un dolore che mai avevo provato prima. Mi misi in ginocchio in lacrime, per evitare di soffrire ancora gli dissi perché ero davvero lì. Avevo lasciato entrare l’oscurità in modo che non mi sarei mai pentita dei miei omicidi, che non avrei avuto rimorso o pietà per nessuno. Era facile come respirare, essere un’ombra mi permetteva di fare ciò che volevo senza doverne pagare le conseguenze. La corruzione era la via più semplice. “Ed ora che ti sei vendicata, cosa ti tiene legata a noi?” e con un calcio sulla spalla destra mi procurò una lussazione, ma non urlai né piansi, il dolore aveva preso il sopravvento su tutto, anche su se stesso. “Sono una vostra sorella, ombra tra le ombre, fedele alla regina di Numenor, fedele ai nostri alleati, fedele a voi principe, ai vostri fratelli. E’ ciò che sono, uno strumento per la battaglia che porterà il NOSTRO popolo alla conquista”. “Parole da manuale, mia bella Fynn, ma davvero sacrifichereste tutto per raggiungere l’obiettivo? Sarete davvero capace di eseguire gli ordini lasciando da parte lo sciocco sentimentalismo che accompagna voi umani, esseri deboli?” e mi liberò i polsi, non per farmi stare meglio, ma per rompermene uno, quello destro. E cominciò una serie di torture, per ore ed ore, finché non cedetti. “Io non sono umana! Io sono un’ombra, una vostra sorella, e se dovessi morire in missione ne andrò fiera, perché morirò con la certezza di avere onorato il codice dell’Ordine!” “Allora farai ciò che un’Ombra deve fare, eseguire gli Ordini e non discutere?” “Lo giuro!” ferita, dolorante in un modo che a parole non si può definire, urlai con forza quelle parole, sicura di ciò che dicevo, perché quel briciolo di umanità era svanito, era rimasta solo l’ombra. “E’ la verità?” e mi colpì sul volto, sentì un occhio gonfiarsi, cominciavo a faticare nel mettere a fuoco le immagini. “Lo giuro sulla mia ombra, possa morire ora se ciò che dico è falso!” “D’ora in avanti sarai una vera maestra delle Ombre, rare saranno le volte in cui ti mostrerai, l’oscurità ti farà da manto e sarai strumento di morte. La tua umanità ti rallenterà e basta, rinuncia a lei, sorella” e, prendendo la mia mano sinistra, mi infilò all’anulare l’anello dell’Ordine. Ero diventata una di loro, ero felice nonostante le mie ferite fossero gravi. Avevo superato la prova, ero viva nonostante avessi affrontato i due maestri più forti di Morgul.
Mi svegliai distesa a terra, il tappeto del mio salotto colmo di sangue. Mi strascinai fino alla cucina a cercare un bastone, avevo bisogno di appoggiarmi per stare in piedi, visto che avevo una caviglia rotta, un polso spezzato e una spalla lussata. A fatica raggiunsi i sotterranei, rimasi dentro la vasca da bagno per qualche ora credo, tanto quanto fu necessario all’ombra di rigenerarmi. Quando mi alzai le ferite superficiali erano completamente guarite, anche il taglio sul volto era un ricordo. Per le fratture ci sarebbe voluto più tempo, Sywyn mi aveva proibito di chiedere aiuto ad un sacerdote, come Ombra era mio compito badare a me stessa. Come barda, però, avevo un piccolo vantaggio rispetto agli altri maestri: mi potevo curare con un incanto. Mi distesi a letto ancora dolorante a fissare il baldacchino… il brutto di questa situazione non era tanto l’essere stata umiliata e torturata, ma il vuoto che percepivo nel mio cuore. Così si sentiva un’ombra di Morgul? Sywyn e Nelad avevano ragione? I sentimenti sono un inutile bagaglio nel nostro lavoro, ci rallentano? L’unica certezza è che non provavo nulla per niente e nessuno, la mia unica preoccupazione era guarire presto, all’Ordine i miei fratelli avevano bisogno di me.
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